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15 Marzo 2021 - 14:37
Il leader della Lega, Matteo Salvini, è stato ascoltato oggi nel Palazzo di Giustizia di Napoli come persona offesa nel corso dell'udienza del processo che vede imputati i membri dei 99 Posse per diffamazione nei suoi confronti, in relazione a un video diffuso nel 2015 alla vigilia di una manifestazione della Lega a Roma.
Rispondendo alle domande del pubblico ministero e degli avvocati, Salvini ha ricostruito il contesto nel quale si inserisce il video alla base della causa per diffamazione, nel quale veniva qualificato dai membri dei 99 Posse come «una lota», termine dispregiativo del dialetto napoletano, e un razzista, con l'invito a prenderlo «a calci in c...» in ogni città nella quale si fosse presentato. Salvini ha spiegato di aver ritenuto offensivo, più che gli epiteti, l'invito ad essere «preso a calci». Secondo Salvini, alla vigilia della manifestazione di piazza del Popolo a Roma, una delle prime della “nuova" Lega nazionale guidata da Salvini, «c'era un clima non bello, con un'istigazione a non permettere che si svolgesse quella manifestazione».
Salvini ha spiegato di aver ritenuto quella frase non come una critica politica ma come «un attacco personale», ma anche di essere pronto a risolvere la vicenda «in pochi secondi» se da parte dei 99 Posse «ci fosse il riconoscimento dell'errore commesso, le scuse e una donazione a un'associazione di volontariato del territorio».
All'esterno del Tribunale, parlando con i cronisti che gli chiedevano dell'assenza dall'aula dei 99 Posse, Salvini ha risposto: «Torno a casa sereno lo stesso, me ne farò una ragione. Ho gusti musicali diversi, preferisco De Andrè e De Gregori ai 99 Posse ma questo fa parte della soggettività e del bello della musica. Quando uno parla di prendere a calci nel sedere un'altra persona che non ha diritto di venire a Milano, a Roma o a Napoli o in altre città italiane, non fa una critica politica, istiga alla violenza. Se uno sbaglia, ammette l'errore e chiede scusa e fa una donazione a un'associazione del territorio, io la prossima volta tornerò qua a occuparmi di lavoro e non degli insulti dei 99 Posse».
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