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16 Marzo 2021 - 07:00
NAPOLI. Un omicidio che potrebbe aprire una nuova guerra a Fuorigrotta e ha provocato una vittima eccellente: Antonio Volpe, 77enne tabaccaio con precedenti associativi vecchi, cognato dei fratelli ras Baratto, i famosi “Calascioni” alleati dei Bianco “Cerasella”.
Già una volta cercarono di ucciderlo e anche allora, nel 2005, non era proprio un giovincello. Ieri ci sono riusciti poco prima delle 20 in via Leopardi nella zona del “serpentone”, controllata secondo gli investigatori e il pentito Gennaro Carra (come riportiamo in questa stessa pagina) dal gruppo Cesi.
Quindici anni fa la pista più seguita per risolvere il caso, mai sfociata in condanne, conduceva agli Iadonisi.
Oggi gli equilibri e i clan in campo sono altri, ma l’ipotesi di un bis non è esclusa da chi indaga sul delitto, il secondo a Napoli in meno di 36 ore in piena zona rossa.
Sullo sfondo, per il quartiere flegreo, ci sarebbero anche le difficoltà della camorra a causa dei mancati introiti dal racket dei parcheggi nei pressi dello stadio San Paolo. Antonio Volpe, nella ricostruzione del delitto compiuta dai carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia Bagnoli, stava camminando da solo in via Leopardi a poca distanza da casa e probabilmente vi stava tornando quando all’altezza del civico 2 sono comparsi i sicari.
Secondo le vaghe e frammentarie notizie apprese sul posto erano in due in sella a uno scooter, il cui passeggero ha estratto una pistola e ha fatto fuoco a ripetizione contro il 77enne centrandolo alla testa e al torace. Il tabaccaio pregiudicato è morto all’istante: non aveva scampo ed è riuscito soltanto per un attimo a cercare riparo verso l’ingresso di uno stabile.
A terra i militari del reparto Investigazioni scientifiche hanno raccolto e sequestrato diversi bossoli.
Negli ultimi anni Antonio Volpe sembrava essere uscito di scena.
Nessun guaio con la giustizia e nessun episodio malavitoso in cui era stato coinvolto. Niente a che fare con il passato burrascoso vissuto, a cominciare da quando nel 1992 subì un sequestro che all’epoca fece scalpore: tre appartamenti, per il valore di oltre un miliardo di lire, furono sequestrati dai carabinieri del gruppo Napoli primo ai fratelli Antonio e Raffaele Baratto, di 35 e 40 anni, soprannominati i ''Calascioni'', e a lui, cognato dei ras imprenditori di Fuorigrotta e legato a Bianco.
Gli immobili erano tutti al secondo piano di un moderno edificio a Fuorigrotta. Altra vicenda importante nella vita di Antonio Volpe fu l’agguato subito il 6 settembre 2015, quando nella mattinata fu ferito nel quartiere in cui era nato, viveva e lavorava.
Avvicinato da due sconosciuti in sella a una motocicletta, anche allora divenne il bersaglio di una sparatoria con numerosi colpi di pistola mentre si accingeva ad aprire l’esercizio commerciale di cui era titolare, una tabaccheria in via Giuseppe De Lorenzo.
In quel caso se la cavò più che bene considerando il volume di fuoco esploso.
Nonostante fosse stato colpito quattro volte al viso e al torace, i medici dell’ospedale San Paolo riuscirono a rimetterlo in sesto.
L’agguato maturò nell’ambito tra i Bianco e gli Iadonisi: cinque giorni prima era stato ucciso Salvatore Staiano, vicino a questi ultimi.
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