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18 Marzo 2021 - 08:41
Con tutta Italia in zona rossa e in zona arancione, per via del decreto di Pasqua entrato in vigore il 15 marzo, sono quasi 7 milioni di studenti, cioè 8 su 10, seguono le lezioni da casa.
E per il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi "chiudere è stato un atto di responsabilità del governo".
"Bisogna essere ancorati alla realtà: le scuole del primo ciclo le abbiamo tenute aperte fino allo stremo, anzi le scuole non hanno mai chiuso.
Abbiamo tenuto i piccoli in presenza fino a che è stato chiaro che questo virus poteva colpire anche loro. Stiamo lavorando per riportarli in presenza il prima possibile in sicurezza".
"Non è stata una decisione a cuor leggero - ha sottolineato Bianchi - ma l'abbiamo fatta con senso di responsabilità e con tutto il supporto tecnico che ci è stato offerto in questa situazione per prendere scelte motivate e ragionevoli. Ma scelte in cui tutto il Paese deve essere presente: sappiamo tutto di quanto si sta soffrendo, però deve essere una sofferenza collettiva e su questo stiamo lavorando tutti".
Il virus è cambiato
Bianchi ha evidenziato che "questa non è la terza puntata della storia, è una storia nuova: il virus è cambiato, è la variante inglese e questa colpisce i bambini, non li esclude com'era nel primo giro. Sono a rischio i nostri figli e nipoti: quindi con grandissima difficoltà, ma con grande responsabilità, abbiamo dovuto mettere quest'altra bandiera rossa. C'è un pericolo e lo affronteremo tutti insieme".
Didattica a distanza
Il ministro ricorda che "in questo anno i nostri insegnanti hanno lavorato moltissimo. Hanno fatto tantissime esperienze.
La Dad non è quella dell'anno scorso, ci sono molte esperienze e noi diffonderemo le buone esperienze di questo periodo per dimostrare che i nostri insegnanti hanno sempre tenuto la porta aperta e il contatto con i loro ragazzi".
"La scuola è in presenza per definizione ma non è stata ferma, i nostri insegnanti non sono stati fermi. Ci vuole fiducia nella scuola e negli insegnanti. È un elemento importantissimo. - ha sottolineato Bianchi - Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a superare questo periodo ed elaborarlo. Stiamo lavorando per aiutare le famiglie e dare più strumenti per ampliare l'offerta didattica e fare un ponte tra quest'anno e il prossimo".
La maturità
Quanto alla maturità, sarà un "esame non all'acqua di rose né di emergenza: gli studenti avranno modo di testimoniare come sono cresciuti come persone in questo ciclo di studi. Abbiamo fatto un passaggio in avanti, un esame di maturità vero e pieno".
Il ponte verso il nuovo anno scolastico
Si tratta di quel «ponte» verso il nuovo anno scolastico di cui ha parlato due giorni fa nell’audizione davanti alle Camere.
L’anno scolastico non subirà cambiamenti, finirà nella seconda settimana di giugno come previsto, perché «dipende dalle Regioni».
Eventuali, improbabili, modifiche spettano dunque ai governatori., che il ministro incontrerà nei prossimi giorni.
Ma se la pagella arriverà come al solito a metà giugno, l’idea di Bianchi e del comitato di esperti che ha messo al lavoro quasi un mese fa è di tenere aperte le scuole fino a fine luglio — e se possibile anche per una parte di agosto — per «attività di laboratorio e di socializzazione» per«creare una continuità nella vita dei ragazzi» e per «il rafforzamento delle competenze» in vista del ritorno alla normalità
I laboratori
Le modalità con cui si svolgeranno queste attività sono in corso di definizione. Ma già si sa che il ministro vuole tentare di presentare un piano che riguardi le scuole primarie, le medie e anche le superiori. La frequenza dei laboratori - non chiamateli corsi perché non lo sono - non è obbligatoria per gli studenti.
Non ci saranno né voti né appelli.
Le scuole devono organizzare non per le singole classi ma per gruppi di studenti, dentro gli istituti o anche all’esterno. Sport, ma anche laboratori teatrali o di spettacolo che permetterebbero anche di richiamare a lavorare tanti lavoratori del settore costretti a fermarsi in questa emergenza.
E poi gioco, attività formative varie, dall’arte al coding, dalla fotografia alle visite in città, alle gite. «Sarà ogni scuola nella sua autonomia a decidere come procedere» ma certo queste attività hanno una premessa unica: che a giugno si possa essere a scuola.
Prof o volontari?
Di problemi da chiarire prima di annunciare il piano, che ricorda in parte l’esperimento fatto ai tempi di Stefania Giannini delle scuole aperte d’estate (era partito in quattro grandi città, Milano, Roma, Napoli e Torino)) è per esempio che cosa dovranno o potranno fare gli insegnanti.
L’idea che sta prevalendo è che la loro partecipazione sia su base volontaria, anche se retribuita a parte. Chi può bene, altrimenti le scuole lavoreranno con le associazioni di volontariato come già fanno nelle (poche) zone in cui sono stati attivati i patti di comunità.Il piano supererebbe così le possibili critiche del sindacato.
Al momento al ministero stanno facendo i conti sui costi e sulle risorse disponibili per questi attività che devono essere gratuite per le famiglie. Ci sono fondi Pon e potrebbe arrivare qualche altro stanziamento nei prossimi decreti per l’emergenza
I rimandati
Le attività dei laboratori dovranno essere formative, coinvolgendo dove possibile gli studenti più grandi nel lavoro con i più piccoli.
Per quanto riguarda le superiori - se verrà confermato che la promozione non è garantita come invece avvenne lo scorso anno - si svolgeranno i tradizionali corsi di recupero prima degli esami che le scuole - a giugno o a settembre- attivano per i rimandati.
E’ probabile che le attività ponte per le superiori comincino a luglio dopo gi esami di maturità.
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