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20 Marzo 2021 - 06:00
LA PISTOLA IN UN GIARDINO PRIVATO
NAPOLI. I killer di Antonio Volpe probabilmente hanno commesso un errore che potrebbe costare loro caro. Si sono disfatti della pistola utilizzata per uccidere il 77enne ras di via Leopardi, scambiando un giardino privato per un terreno pubblico. E così hanno sotterrato una “Walter P38” calibro 9, con il caricatore vuoto, nella proprietà di un uomo che abita in via Brigata Bologna, nella zona dell’ex sferisterio. Il quale, incensurato e dotato di senso civico, l’ha trovata casualmente e si è presentato al commissariato San Paolo, indicando ai poliziotti guidati dal dirigente Paolo Esposito il luogo preciso.
LA SVOLTA NELLE INDAGINI
Tutto vero e nessun dubbio sulla genuinità del racconto. Il sequestro della pistola potrebbe, nel caso in cui l’esecutore materiale del delitto abbia lasciato impronte, rappresentare la svolta nelle indagini condotte dai carabinieri di Bagnoli e del nucleo investigativo del comando provinciale, affiancati dai poliziotti di San Paolo. Con gli investigatori che già da giorni stanno verificando la notizia, appresa in via confidenziale, secondo cui un esponente del clan Troncone si trovava in via Leopardi la sera dell’agguato. Le immagini delle telecamere di alcuni negozi sono state acquisite e vagliate attentamente alla ricerca di riscontri che non lascino dubbi, ma in ogni caso è possibile che l’eventuale presenza fosse solo una coincidenza.
SI SEGUONO ANCHE ALTRE PISTE
Per questo negli ambienti investigativi si seguono anche altre piste, tra cui i contrasti passati tra i Cesi (in cui avrebbe avuto negli ultimi anni un ruolo di rilievo Antonio Volpe) e gli Iadonisi del rione Lauro. Giovedì pomeriggio un uomo si è presentato presso gli uffici del commissariato San Paolo e ha raccontato di aver trovato una pistola nel giardino della sua abitazione in via Brigata Bologna. I poliziotti si sono messi subito in moto e giunti sul posto hanno riscontrato la denuncia sequestrando la pistola in perfetta efficienza: una “Walther P38” calibro 9 con matricola cancellata e priva di caricatore. Circostanza, quest’ultima, alla quale gli investigatori pure danno importanza: come mai non c’erano più proiettili? L’ipotesi maggiormente presa in considerazione è che siano stati usati per uccidere Antonio Volpe. Tanto più che il tipo di arma è molto particolare e rara: il calibro dei proiettili e alcune caratteristiche sono identiche a quelli trovati in via Giacomo Leopardi.
LA PISTOLA APPARE COMPATIBILE
Per cui gli stessi inquirenti, pur sottolineando che la “Walter P38” sarà sottoposta a rilievi tecnici, nel comunicato stampa diffuso ieri scrivono che “appare compatibile con quella utilizzata lunedì scorso per commettere un omicidio nello stesso quartiere Fuorigrotta”. Volpe era noto alle forze dell’ordine già dagli anni Ottanta per i legami con i Bianco-Baratto. L’anno scorso il pentito Gennaro Carra ha messo a verbale che si era legato ai Cesi, ma il 77enne veniva soprattutto considerato un gran mediatore in ambienti di malavita e un imprenditore che avrebbe gestito nel tempo un bar e una tabaccheria. Forse, ed è un’altra ipotesi, aveva deciso di dedicarsi soltanto ad attività lecite e non gli è stato perdonato dal suo vecchio mondo.
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