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28 Marzo 2021 - 18:00
NAPOLI. Lo scheletro degli edifici in cui si era progettato di far sorgere i nuovi alloggi, è l’overture alla degradante realtà che da 35 anni sono costretti a subire quasi 150 famiglie: tubature idriche guaste che creano allagamenti sia all’esterno che dentro le abitazioni; sostegni in ferro fuoriusciti dai pilastri che mettono a repentaglio la statica; rifiuti sui marciapiedi e sugli spazi esterni; mancanza di illuminazione pubblica che nelle ore buie diminuisce pericolosamente la visuale. Le condizioni dei fabbricati di Edilizia residenziale pubblica 6 e 7 di via Cupa Spinelli, tra Chiaiano e Marianella, dimostrano come il progresso non sia un concetto che valga sempre e ovunque.
Sorti al pari degli edifici “cugini’’ della 25/80 di via Nuova Toscanella quali case parcheggio secondo la legge di ricostruzione post terremoto a metà degli anni’80. I residenti chiedono rattoppi immediati ma sul lungo termine pretendono l’avvio dei lavori di ristrutturazione e la costruzione delle nuove case. A tal proposito, il progetto pensato per Cupa Spinelli prevede la costruzione di 126 alloggi sostitutivi. Il termine per partecipare al bando di gara per l’affidamento di questa parte dei lavori è scaduto a inizio marzo. Il finanziamento pone vincoli temporali imprescindibili per la chiusura, il collaudo e la rendicontazione dei lavori da concludersi entro e non oltre il 31 dicembre 2022, pena la perdita del finanziamento. In realtà l’accordo quadro tra Regione e Comune per Cupa Spinelli prevede anche un finanziamento da 9,8 milioni di euro per il lotto 2.
«Tra poco ripartirà il cantiere - assicura il capogruppo demA Rosario Andreozzi - Abbiamo ripreso il vecchio programma di abbattimento e ricostruzione». Aspettando l’avvio dei lavori, parlare con i legittimi assegnatari delle case di via Cupa Spinelli e anche con chi deve, dovrebbe o attende di regolare la propria posizione, è varcare la soglia della disperazione. Salvatore, che ci orienta in questo viaggio nell’abbandono insieme al presidente del Comitato 25/80 Pasquale Miale e ad altri residenti, dà sfogo alla rabbia indicandoci due discariche a cielo aperto nel cortile esterno ad uno dei palazzi. «Qualcuno ha depositato qui molte paia di scarpe vecchie e vestiti da lavoro in disuso. Non solo: vicino ad una cabina elettrica ci sono pezzi di legno che se incendiati possono creare un corto circuito e provocare un incendio. E nessuno interviene a pulire e a volte siamo noi a doverlo fare».
Salvatore vive in un appartamento di 35 metri quadri con altri 5 familiari. «È dura andare avanti perché le pareti sono ammuffite a causa dell’umidità provocata dall’acqua che ci entra in casa per colpa delle tubature danneggiate, ci vorrebbero ristrutturazioni a 360 gradi». Nonostante tutto, però, la nostra guida trova spazio per l’altruismo in una storia dai connotati tristissimi. Salvatore e sua moglie hanno una piccola cantinola nei sotterranei dove trova rifugio un uomo che altrimenti dormirebbe in strada. Il “fortunato’’ si chiama Gerardo ed è disoccupato. Non ha piacere a parlare, ma qualcosa poi dice pur mantenendo un po’ di riserbo. «Ho interrotto i contatti con la mia famiglia e vivo da solo senza un lavoro e mi arrangio con il reddito di cittadinanza. Non ho la possibilità di affittarmi una casa e di sera Salvatore fa spazio nella sua cantinola piazzando un letto per farmi dormire».
Sulla sommità di uno dei lunghi pilatri centrali dell’edificio 6 giallo ocra uno dei tubi idrici è rotto, si vede a occhio nudo provocando la fuoriuscita di acqua che raggiunge le case rendendo inospitali alcuni ambienti mentre i marciapiedi, in parte già rotti, si trasformano in laghi nei giorni di pioggia. «I vigili del fuoco hanno interdetto la stanza da letto, dormiamo nel salone io e mia moglie» afferma Gennaro. Anche Rosaria, la quale sopravvive in pochi metri quadri che sembra più un deposito di fianco l’ingresso di uno degli edifici, mostra le crepe nei muri a causa dell’umidità. «Ogni giorno convivo con la sensazione che possa crollare tutto».
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