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Degrado in via Cupa Spinelli, dove gli residenti convivono coi topi

Degrado in via Cupa Spinelli, dove gli residenti convivono coi topi

NAPOLI. Lo scheletro degli edifici in cui si era progettato di far sorgere i nuovi alloggi, è l’overture alla degradante realtà che da 35 anni sono costretti a subire quasi 150 famiglie: tubature idriche guaste che creano allagamenti sia all’esterno che dentro le abitazioni; sostegni in ferro fuoriusciti dai pilastri che mettono a repentaglio la statica; rifiuti sui marciapiedi e sugli spazi esterni; mancanza di illuminazione pubblica che nelle ore buie diminuisce pericolosamente la visuale. Le condizioni dei fabbricati di Edilizia residenziale pubblica 6 e 7 di via Cupa Spinelli, tra Chiaiano e Marianella, dimostrano come il progresso non sia un concetto che valga sempre e ovunque.

Sorti al pari degli edifici “cugini’’ della 25/80 di via Nuova Toscanella quali case parcheggio secondo la legge di ricostruzione post terremoto a metà degli anni’80. I residenti chiedono rattoppi immediati ma sul lungo termine pretendono l’avvio dei lavori di ristrutturazione e la costruzione delle nuove case. A tal proposito, il progetto pensato per Cupa Spinelli prevede la costruzione di 126 alloggi sostitutivi. Il termine per partecipare al bando di gara per l’affidamento di questa parte dei lavori è scaduto a inizio marzo. Il finanziamento pone vincoli temporali imprescindibili per la chiusura, il collaudo e la rendicontazione dei lavori da concludersi entro e non oltre il 31 dicembre 2022, pena la perdita del finanziamento. In realtà l’accordo quadro tra Regione e Comune per Cupa Spinelli prevede anche un finanziamento da 9,8 milioni di euro per il lotto 2.

«Tra poco ripartirà il cantiere - assicura il capogruppo demA Rosario Andreozzi - Abbiamo ripreso il vecchio programma di abbattimento e ricostruzione». Aspettando l’avvio dei lavori, parlare con i legittimi assegnatari delle case di via Cupa Spinelli e anche con chi deve, dovrebbe o attende di regolare la propria posizione, è varcare la soglia della disperazione. Salvatore, che ci orienta in questo viaggio nell’abbandono insieme al presidente del Comitato 25/80 Pasquale Miale e ad altri residenti, dà sfogo alla rabbia indicandoci due discariche a cielo aperto nel cortile esterno ad uno dei palazzi. «Qualcuno ha depositato qui molte paia di scarpe vecchie e vestiti da lavoro in disuso. Non solo: vicino ad una cabina elettrica ci sono pezzi di legno che se incendiati possono creare un corto circuito e provocare un incendio. E nessuno interviene a pulire e a volte siamo noi a doverlo fare».

Salvatore vive in un appartamento di 35 metri quadri con altri 5 familiari. «È dura andare avanti perché le pareti sono ammuffite a causa dell’umidità provocata dall’acqua che ci entra in casa per colpa delle tubature danneggiate, ci vorrebbero ristrutturazioni a 360 gradi». Nonostante tutto, però, la nostra guida trova spazio per l’altruismo in una storia dai connotati tristissimi. Salvatore e sua moglie hanno una piccola cantinola nei sotterranei dove trova rifugio un uomo che altrimenti dormirebbe in strada. Il “fortunato’’ si chiama Gerardo ed è disoccupato. Non ha piacere a parlare, ma qualcosa poi dice pur mantenendo un po’ di riserbo. «Ho interrotto i contatti con la mia famiglia e vivo da solo senza un lavoro e mi arrangio con il reddito di cittadinanza. Non ho la possibilità di affittarmi una casa e di sera Salvatore fa spazio nella sua cantinola piazzando un letto per farmi dormire».

Sulla sommità di uno dei lunghi pilatri centrali dell’edificio 6 giallo ocra uno dei tubi idrici è rotto, si vede a occhio nudo provocando la fuoriuscita di acqua che raggiunge le case rendendo inospitali alcuni ambienti mentre i marciapiedi, in parte già rotti, si trasformano in laghi nei giorni di pioggia. «I vigili del fuoco hanno interdetto la stanza da letto, dormiamo nel salone io e mia moglie» afferma Gennaro. Anche Rosaria, la quale sopravvive in pochi metri quadri che sembra più un deposito di fianco l’ingresso di uno degli edifici, mostra le crepe nei muri a causa dell’umidità. «Ogni giorno convivo con la sensazione che possa crollare tutto».

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