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Anche tanti napoletani alla mensa del Carmine, «400 pasti al giorno»

Anche tanti napoletani alla mensa del Carmine, «400 pasti al giorno»

Non più solo senza fissa dimora ed extracomunitari, ma anche tanti napoletani «che hanno un tetto ma non riescono a garantirsi la spesa quotidiana». Il Covid ha cambiato la platea di chi si reca ogni giorno alla Mensa del Carmine, nei locali adiacenti la Basilica del Carmine Maggiore a Napoli.

La mensa, attiva dal 13 giugno 1986 e ospitata nei locali del Centro accoglienza "Padre Elia Alleva", fornisce in media circa 400 pasti al giorno ma in vista delle festività pasquali «ci stiamo preparando per 600 pasti al giorno, se non di più», racconta all'Adnkronos padre Francesco Sorrentino, referente della Mensa del Carmine.

La pandemia, dal lockdown di marzo-aprile 2020 in poi, ha colpito duramente il tessuto sociale della città e questo appare evidente non solo dal numero di persone che si presentano ogni giorno alla mensa, ma anche dall'identikit: «Non arrivano più solo clochard senza fissa dimora - spiega padre Francesco Sorrentino - ma anche napoletani, quelli che pur avendo un tetto magari non hanno la possibilità di fare la spesa. Oltre ai pasti, quest'anno abbiamo acquistato anche circa 150 spese per pacchi famiglia per le famiglie in difficoltà».

La fetta maggiore degli ospiti della mensa resta quella degli extracomunitari, «circa il 70% provenienti dalla fascia maghrebina, ma anche molti dall'Est Europa».  Pur senza raggiungere gli altissimi numeri registrati durante il lockdown dello scorso anno, quando «siamo arrivati a punte di 1.200 pasti al giorno», il lavoro nella Mensa del Carmine è intensissimo, e questo è reso possibile anche dalla solidarietà dei cittadini che regalano tanto: «Il cuore dei napoletani è veramente grande - sottolinea padre Francesco - sono stati davvero sensibili e ci hanno donato veramente di tutto, dalle vaschette alla pasta, olio, cibi freschi e verdure. Il Giovedì Santo a Napoli è il giorno in cui tradizione vuole che si mangi la zuppa di cozze, e noi domani prepareremo spaghetti con vongole e cozze grazie a un benefattore che ci ha regalato quasi 100 kg di frutti di mare. Abbiamo trascorso la mattinata a sgusciare e pulire, oltre a preparare il pranzo per oggi. Poco fa mi ha chiamato un altro benefattore che ci ha regalato un agnello per Pasqua». 

Doni che non arrivano solo dai napoletani: «L'anno scorso dalla Svizzera ci hanno inviato più di 1.500 uova pasquali, questo ci ha permesso di aiutare tantissime famiglie». E non c'è solo chi dona pasti, ma anche chi si mette direttamente al servizio per dare una mano: «L'anno scorso durante il lockdown, quando quasi tutte le mense hanno chiuso, noi siamo riusciti a rimanere aperti grazie ai giovani, quelli che io chiamai “gli angeli dell'epidemia". Tanti ragazzi che, da un momento all'altro, si sono trovati senza lavoro, senza attività, senza lo studio, e si sono rimboccati le maniche venendo qui ad aiutarci. Mi sono ritrovato con un centinaio di giovani che prestavano servizio a rotazione tutti i giorni, è stato qualcosa di davvero strabiliante». 

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