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13 Aprile 2021 - 07:00
Secondigliano, tre arresti: in manette anche il figlio del capoclan Giovanni. Ricostruita anche una tangente da 5mila euro per non lasciare l’alloggio
NAPOLI. Cento euro in occasione delle festività: Natale, Pasqua e Ferragosto. Così due artigiani di Secondigliano erano stati messi sotto torchio tra il 2019 e il 2020 dagli estorsori dei Cesarano, gruppo legato a doppio filo al clan Licciardi.
Ma traendo spunto da un’indagine precedente gli investigatori della squadra mobile della questura hanno acquisito indizi a carico di tre esponenti di primo piano dell’organizzazione con base nel rione Kennedy e ieri mattina, sulla base delle indagini compiute, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare ai destinatari. Oltre al “pizzo” classico”, è stata ricostruita anche una tangente particolare di ben 5.000 euro, versati da una delle vittime per poter occupare ancora un alloggio di edilizia popolare.
Dunque ieri mattina, i poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Andrea Olivadese) hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Andrea Cesarano, 29enne, del suo parente Salvatore Sibilio, 36enne, e Domenico Quindici, 28enne, ritenuti gravemente indiziati, in concorso tra loro, di più episodi di estorsione aggravata dal metodo mafioso, con la finalità di avvantaggiare, consolidandone il prestigio ed il predominio sul territorio napoletano dell’ organizzazione camorristica “Cesarano”. I destinatari del provvedimento restrittivo erano già detenuti per una vicenda analoga e quindi hanno ricevuto la notifica della nuova misura restrittiva dietro le sbarre.
Andrea Cesarano è figlio del ras Giovanni, alias “Giannin ’o biond”, esponente storico del clan Licciardi di cui il gruppo “Cesarano”, con base anch’essa storica nel rione Kennedy (agglomerato popolare del quartiere Secondigliano), che secondo gli investigatori “condividendo la pianificazione di comuni strategie di gestione delle attività illecite, costituisce una delle molteplici articolazioni che lo compongono”.
Le indagini svolte dalla Procura antimafia, tra novembre 2019 e aprile 2020, hanno accertato la sistematicità dell’attività estorsi va del gruppo criminale, ricostruendo una serie di episodi posti in essere in danno di commercianti ed artigiani del quartiere di Secondigliano. In particolare, in un caso la vittima è stata costretta a versare la somma di 5.000 euro per continuare ad occupare un alloggio di edilizia popolare di proprietà del Comune di Napoli, di cui era legittimo assegnatario e come se non bastasse, successivamente a consegnare in occasione delle festivi tà natalizie, pasquali e di ferragosto, somme variabili di danaro per poter svolgere la sua attività lavorativa.
Andrea Cesarano, Salvatore Sibilio e Domenico Quindici attualmente sono già detenuti per altri episodi di estorsione, commessi sempre nel quartiere di Secondigliano, per i quali a luglio 2020 hanno incassato una condanna in primo grado, poi ribadita poche settimane fa anche in appello, seppur con alcune riduzioni di pena.
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