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14 Aprile 2021 - 06:45
CAMORRA La richiesta del rampollo Andrea: «Devo acquistare le scarpe a mio padre». La svolta dopo la denuncia del fabbro taglieggiato: «Ogni volta cento euro»
NAPOLI. Una camorra stracciona, pronta a mettere sotto torchio i commercianti del quartiere pur di assecondare ogni proprio “insindacabile” capriccio. L’odissea vissuta dal fabbro Gaetano Azzolino appare in tal senso emblematica. Dopo anni di angherie e soprusi, l’artigiano finito nel mirino del clan Cesarano del rione Kennedy di Secondigliano non ha però esitato, il 19 novembre del 2019, a rivolgersi alle forze dell’ordine e raccontare l’incubo nel quale era precipitato. La vittima, puntando il dito contro il rampollo Andrea Cesarano, figlio del boss Giovanni “’o palestrat”, e il complice Carlo Giordano, ha così rivelato un retroscena a dir poco sconcertante: la richiesta di «cento euro per acquistare un paio di scarpe al padre detenuto». La circostanza emerge tra le pieghe delle sedici pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che due giorni fa ha portato dietro le sbarre Andrea Cesarano, il parente acquisito Salvatore Sibilio e Domenico Quindici. Nell’inchiesta è coinvolto, seppur con lo status di indagato a piede libero, anche il 34enne Carlo Giordano. Quest’ultimo, in concorso con Cesarano jr, è accusato di aver attuato un disegno criminale finalizzato alla sistematica imposizione del pizzo. In particolare, a Natale del 2015 i due aguzzini avrebbero incassato la cifra di cento euro dopo un’iniziale richiesta di trecento. Nel 2016 e nel 2017, in occasione di Pasquale, Ferragosto e Natale, oltre che a Pasqua e Natale 2018, Azzolino avrebbe corrisposto ad alcuni emissari inviati da Cesarano ogni voltala somma di cento euro. Nel settembre 2018 Andrea Cesarano avrebbe chiesto ad Azzolino, che lo aveva raggiunto nel suo garage, la somma di cento euro per acquistare un paio di scarpe al padre detenuto: somma che il commerciante avrebbe poi effettivamente consegnato al giovane ras. Il copione, sempre con la stessa cifra in ballo, si sarebbe poi ripetuto a Natale del 2018, Pasqua 2019 e agosto 2019. Il fabbro secondiglianese a quel punto ha però deciso di dire basta, rivolgendosi finalmente alla polizia che in breve tempo ha avviato tutti gli accertamenti del caso. Chiara la strategia messa in atto dalla cosca satellite del clan Licciardi: imporre la propria presenza sul quartiere estorcendo somme di denaro modeste, ma a ritmo asfissiante. Per la serie, “pagare CAMORRA La richiesta del rampollo Andrea: «Devo acquistare le scarpe a mio padre» Il racket del clan Cesarano: «Un regalo al ras detenuto» poco ma pagare tutti”. Questa circostanza è stata tra l’altro confermata anche dal fabbro in sede di denuncia: «Andrea era solito inviare delle sue persone presso i commercianti della zona per pretendere somme di denaro, non particolarmente ingenti, ma estorte con una certa frequenza e regolarità da tutti». La vicenda di Azzolino appare però particolarmente drammatica, in quanto lui e la sua famiglia nella primavera del 2015 finirono nelle mire della cosca in quanto avevano occupato, inizialmente in maniera abusiva ma poi regolarizzando la propria posizione, un alloggio popolare di proprietà del Comune di Napoli. Ebbene, Andrea Cesarano, dopo aver rimproverato in malo modo il commerciante per non averlo messo al corrente della sua iniziativa, avrebbe preteso e ottenuto la consegna di 5mila euro a titolo estorsivo, dopo un’iniziale richiesta di 10mila. In caso di diniego la famiglia sarebbe stata sfrattata.
( Nei riquadri il boss Giovanni Cesarano “’o palestrat” e il figlio Andrea: quest’ultimo è stato arrestato lunedì insieme ai due complici)
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