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15 Aprile 2021 - 07:23
Presi gli imprenditori omonimi Carlo Simeoli e la loro “testa di legno”. Cantiere a Montesanto per riciclare i soldi della cosca: tre arresti all’alba
NAPOLI. Camorra e mattone, l’ombra della mala maranese si allunga minacciosa tra i vicoli del centro storico di Napoli. Stava realizzando un complesso immobiliare a Montesanto la Planet Costruzioni Srl, la società intestata al prestanome Vincenzo Pelella, 63 anni, ma riconducibile ai congiunti Carlo Simeoli, rispettivamente di 56 e 51 anni, «espressione imprenditoriale del clan PolverinoNuvoletta» sequestrata all’alba di ieri dai carabinieri del nucleo Investigativo e dalla Dda.
In assenza di autorizzazione sismica e in difformità al progetto presentato, nel cantiere a cui sono stati apposti i sigilli, in vico Salata all’Olivella, erano in corso i lavori per la costruzione di dodici miniappartamenti, dislocati su due livelli, per un’estensione complessiva di circa 800 metri quadrati: un progetto da circa 3 milioni di euro. L’impresa, stando a quanto emerso dalle indagini e ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, tra il 2018 e il 2019 aveva avuto commesse per circa 400mila euro nella stessa zona. Oltre alla società è stato sequestrato anche tutto il suo assetto patrimoniale, del valore di circa 100mila euro.
A Marano, in esecuzione di un provvedimento emesso dal gip di Napoli su richiesta della Procura antimafia, i carabinieri del comando provinciale hanno arrestato le tre persone coinvolte: per i due Simeoli è stata disposta la custodia in carcere, mentre per Pelella i più miti arresti domiciliari. Tutti sono a vario titolo accusati di trasferimento fraudolento di beni aggravato dalla finalità mafiosa. I due Simeoli sono da tempo volti noti agli archivi delle forze dell’ordine.
Il 51enne e il 56enne sono infatti, rispettivamente, figlio e genero del ras Angelo Simeoli, alias “Bastone”, figura ritenuta da inquirenti e investigatori al vertice del clan Polverino, oltre che indiscusso referente in ambito imprenditoriale, soprattutto edile, per le attività della cosca maranese. Tornando invece all’indagine culminata nel blitz di ieri mattina, i due Simeoli avrebbero - secondo i pm antimafia - «attribuito fittiziamente a Vincenzo Pelella la titolarità delle quote di partecipazione della Planet Costruzioni con sede a Qualiano», mantenendone però di fatto la disponibilità esclusiva. Così facendo i due imprenditori avrebbero «agevolato il reimpiego di denaro provento dele attività delittuose tra cui l’organizzazione e la gestione del traffico di stupefacenti e i relativi delitti di cessione e acquisto di partite di droga, consumati dal sodalizio dei Nuvoletta-Polverino».
Insomma, il mattone e il settore delle ristrutturazioni sarebbero servito al clan a ripulire fiumi di denaro sporco e per raggiungere l’obiettivo la cosca si sarebbe ancora una volta affidata alla proprio costola imprenditoriale, vale a dire la famiglia Simeoli. Gli acceramenti investigativi effettuati sulla Planet Costruzioni hanno tra l’altro rivelato che alcuni dei sei dipendenti, in maniera diretta o tramite i propri congiunti, negli ultimi anni erano già finiti nel mirino degli inquirenti dell’Antimafia, tanto da essere stati destinatari di ingenti sequestri preventivi. Chiuso adesso il cerchio dell’ultima indagine, i due Carlo Simeoli stavolta potrebbero però essere stati messi definitivamente spalle al muro.
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