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Pozzuoli, è morto l'artista Vincenzo Aulitto

Pozzuoli, è morto l'artista Vincenzo Aulitto

Pozzuoli piange l'artista Vincenzo Aulitto. Un'improvvisa e grave pancreatite l'ha portato via stanotte.

Numerose sono le opere che ha lasciato nelle chiese di Pozzuoli ed al Museo Diocesano, oltre agli eventi musicali che promuoveva. 

«Cari Amici, un grande Artista Puteolano, "Vincenzo Aulitto" non è più tra noi. Un caro è sincero Amico di molti, che Dio lo abbia in gloria».

 

 

Chi era Vincenzo Aulitto

Nato a Pozzuoli, nel 1955 dove vive e lavora, in v. G. Diano 23, II trav.

Nel 1978 ha conseguito il titolo di scenografo all’ Accademia di Belle Arti di Napoli-

Ha esposto in importanti città italiane e straniere (Napoli, Roma, Firenze, Torino, Bologna, Praga, Francoforte, Barcellona, Monaco) con mostre personali e rassegne collettive.

La sua ricerca artistica è incentrata sul rapporto uomo ambiente in un coinvolgimento dei sensi e degli elementi primordiali.

Per alcuni anni l’artista ha costruito opere mobili e luminose.

Burattinaio di colori ed odori, Aulitto mette in scena lo stupore dell’uomo a fronte del manifestarsi della natura ed allestisce uno spettacolo ove la promiscuità alchemica degli elementi conduce fino alla soglia del processo di genesi.

Proprio il passaggio da un immaginario collettivo alla creazione di un universo simbolico alternativo ed enigmatico, appassionante,r appresenta la scansione fondamentale della ricerca ultima dell’artista partenopeo: l’illusione crea la forma, la sottolinea e la nega, ne rende imperscrutabili ed in codificabili i confini tramite descrizioni troppo minuziose ed accorte, mirabolanti.

Aulitto fa germinare gli elementi della natura nel colore (che diventa una forza strutturante dell’opera) e nella luce (che trasla nell’opera le vibrazioni cosmiche ).

L’artista racconta una storia di mediterraneià: essa è intrisa di languori, di umori sottili, è incisa nel profondo dell’inconscio collettivo, intessuta di archetipi, di luci e di ombre, di presagi e di tipicità. 

Sulle forme offerte dal mare, corrose dalle “ linee “ delle maree, Aulitto trovò, anni fa, quella  piccola traccia che lo riportava all’esperienza dell’uomo,del suo essere nell’universo.Il silenzioso correre delle maree, il fragore dell’impetuoso mare che si frange sulle scogliere, o si distende sulle  allungate spiagge, con i reperti lasciati come corolle di un eterno confronto, richiamano alla mente un passo del memorabile libro “ Il tempo, grande scultore “ di M. Yourcenar.

Un ulteriore e più vistoso passaggio compositivo ed iconografico è avvenuto nelle opere più recenti.

La superficie del dipinto risulta spesso divisa in ampie sezioni, l’una strettamente accostata all’altra. Il particolare ingrandito d’una foglia, con i suoi verdi saturi e la fitta rete delle nervature, un occhio spalancato nella penombra, un paio di labbra serrate e una mano fermata nel gesto del silenzio o  carica di energia nello scatto,sembrano fissarsi nell’immobilità di un’icona.

Al centro delle sue opere recenti c’è il manifestarsi del corpo con i suoi particolari. Il procedimento artistico dunque va dalle cose piccole e frammentate alla cose voluminose e cosmiche, ambedue circondate dalla misura umana del corpo.

Tanti i messaggi sui Social.

Il sindaco Vincenzo Figliolia su facebook scrive
"Una notizia molto triste questa mattina: Vincenzo Aulitto ci ha lasciati. Artista che ha tanto donato alla città di Pozzuoli, arricchendo il nostro patrimonio e tutti noi. Una persona solare, un insegnante che ha lasciato nei suoi studenti tanti ricordi preziosi.  Gli sia lieve la terra". 

Don Mario Russo in un post lo ha ricordato così:

"Ancora un dolore grande… improvviso… di quelli che ti lasciano senza respiro. Sono incredulo, sgomento, con la mente e il cuore che si affollano dei ricordi più belli del mio vissuto, del mio cammino di fede, che mi hanno visto camminare conte e la tua Pina. Non basterebbero anni per ricordare e scrivere la ricchezza che sei stato per me; le esperienze vissute insieme, all’ombra del Santuario di San Gennaro. I tuoi canti, la tua chitarra, la tua voce… la testimonianza della tua fede trasferita in un vissuto coerente e impegnato su tutti i fronti. Amante della vita, dell’arte, della natura, della salvaguardia del creato che immortalavi e fissavi nelle tue straordinarie opere. Tanti… troppi i ricordi. Cosa dirti Enzo caro se non “GRAZIE”. Grazie per quello che sei stato per me… per tanti. Grazie per la testimonianza della tua fede sempre in ricerca. Grazie per il tuo modo di cantare Dio con passione e profondità… di chi sa immergersi nel mistero. Continuerò a pensarti in ogni tua opera che abbelliscono la mia casa e quella di mia madre e dei miei fratelli. Continuerò ad incontrarti nelle tue opere che custodisco nella mia chiesa parrocchiale. Ora ti vedo li… nel paradiso che meriti, a cantare (e questa volta in eterno): “Esultino le creature del cielo, per la vittoria del loro creatore e Signore. Gioisca la terra, inondata da si grande splendore, sappia che dalle tenebre l’universo è uscito vincitore. Gioisca la chiesa, nostra madre, perché su di essa risplende una grande luce e questo tempio risuoni della immensa nostra acclamazione. Alleluja”. Continuerò in ogni Veglia Pasquale a riascoltare questo canto dell’Exultet… e son certo di risentire ancora la tua voce nel cantarla… e il mio cuore gioirà per te… con te. Ciao Enzo. A-Dio"

 

 

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