Cerca

Agguato tra la folla a Barra, fuga finita per il commando

Agguato tra la folla a Barra, fuga finita per il commando

Blitz all’alba, fermati quattro sospettati: c’è pure il figlio del boss Ciro Aprea. I killer volevano uccidere Salvatore Borriello ma hanno ferito un’innocente

Sabato pomeriggio di sangue sulle strade di Barra, approdano subito a un punto di svolta le indagini sul ferimento dell’innocente Federica Mignone.

All’alba di ieri sono finiti in manette, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Procura antimafia, i quattro presunti responsabili del micidiale raid che soltanto per un puro caso non si è tramutato in una strage.

I sicari, tutti giovani rampolli del clan Aprea, non hanno infatti esitato a far fuoco nonostante le numerose persone presenti al momento dell’incursione.

Dietro le sbarre, incastrati grazie alle immagini catturare da alcune telecamere della zona, sono così finiti Luigi Aprea, detto “Gennaro ’o lione”, (figlio del boss Ciro, 29 anni; Vincenzo Aprea, 24 anni; Giovanni Aprea, 23 anni; e Fabio Falco, 30 anni.

L’inchiesta ha consentito inoltre di individuare il vero obiettivo dell’agguato: il pregiudicato Salvatore Borriello.

Alla base dell’imboscata armata, stando a quanto accertato dagli investigatori che hanno lavorato al caso, si celerebbe l’eterna faida tra il clan Aprea, da qualche tempo federato al temibile cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella di Ponticelli, e i rivali della famiglia Mazzarella.

Proprio nell’ambito di questo contrasto sarebbe maturata la decisione di eliminare Borriello: il profilo di quest’ultimo, almeno allo stato attuale, è ancora in fase di inquadramento.

Di certo c’è che si tratta di un volto ben noto agli archivi delle forze dell’ordine e qualche anno fa era stato accostato agli ambienti malavitosi di Ponticelli.

Per motivi ancora non meglio precisati l’obiettivo designato è però entrato in rotta di collisione con i nuovi ras del clan Aprea: ad andarci di mezzo sabato scorso è stata però l’innocente Federica Mignone, colpita alla gamba sinistra da una pallottola vagante, mentre il suo fidanzato, Renato Iannacone, che in quel momento si trovava con lui all’incrocio tra via Serino e corso Buozzi è riuscito a cavarsela senza alcuna conseguenza.

Le indagini, affidate ai carabinieri di Poggioreale, hanno però rapidamente fatto il proprio corso e i presenti sicari - ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria - sono stati assicurati alla giustizia nel giro di pochi giorni.

Dalla lettura delle ventiquattro pagine del decreto di fermo si apprende infatti che i detective dell’Arma sono risaliti a quatto sospettati grazie a una scrupolosa analisi delle immagini registrate da alcune telecamere della zona.

Una in particolare ha inquadrato il momento esatto in cui i quattro indagati sono transitati sulla scena a bordo di due scooter, uno Yamaha “T-Max” e un Piaggio “Beverly”, pochi istanti prima della sparatoria.

Non solo, nei momenti subito successi al raid due dei presunti sicari sono addirittura tornati indietro per accertarsi delle condizioni di Federica che, ferita alla gamba, era già riversa al suolo in una pozza di sangue.

Non si sarebbe trattato dunque di una semplice stesa, bensì di un vero e proprio agguato finalizzato all’eliminazione fisica di Salvatore Borriello. La conferma arriverebbe dal fatto che i colpi di pistola calibro 7,65 sono stati esplosi quasi tutti ad altezza d’uomo. Non a caso l’accusa formulata dal pm per i quattro è di triplice tentato omicidio.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori