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22 Aprile 2021 - 11:11
Salvi il ras Esposito “’o scognato”, la consorte Nappi, Cotugno e Ferrillo. Rigettato l’appello del pm, accuse flop per quattro indagati
NAPOLI. Nuova battuta d’arresto per l’inchiesta che avrebbe dovuto azzerare il “sistema” di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta e che, almeno fin qui, è riuscita soltanto in parte nell’intento. Il tribunale del Riesame ieri mattina hanno rigettato l’appello del pubblico ministero che, dopo il precedente “no” del giudice per le indagini preliminari, aveva nuovamente chiesto l’arresto del boss Massimiliano Esposito “’o scognato” (difeso da Rocco Maria Spina e Antonio Abet), della moglie Maria Matilde Nappi (difesa da Antonio Abet), Francesco Cutugno “’o micione” (difeso da Antonio Rizzo e Giuseppe Perfetto) e Francesco Ferillo (difeso da Antonio Rizzo e Leopoldo Perone).
I quattro, almeno in ordine alle contestazioni oggetto dell’ultima valutazione, restano dunque indagati a piede libero. Il pronunciamento dei giudici dell’ottava sezione del tribunale delle Libertà rappresenta il colpo di coda di un’intricata vicenda giudiziaria che va aventi ormai da diversi mesi.
Alla fine dello scorso anno, nonostante la sfilza di arresti messi a segno in esecuzione della maxi-ordinanza di custodia cautelare che aveva colpito i clan Giannelli ed Esposito-Nappi, il gip aveva ritenuto di respingere, in toto o parzialmente, alcune delle accuse formulate a carico degli indagati: a non convincere il giudice era stato in particolare il carattere di “aspecificità” di alcune contestazioni.
Tradotto, gli elementi indiziari non erano sufficientemente caratterizzanti o quantomeno non lo erano abbastanza da sostenere il quadro di gravità indiziaria.
Per il ras Esposito (attualmente detenuto) e la consorte Nappi, con quest’ultima che - è bene precisarlo - non è però mai finita in manette, il gip aveva dunque respinto l’arresto per camorra e traffico di stupefacenti.
Stesso discorso per il ras Cotugno “”o micione”, storico estorsore in forza al clan Giannelli, per il quale la Direzione distrettuale antimafia aveva formulato diverse imputazioni per traffico di droga, tre episodi di spaccio e spari in luogo pubblico.
Ebbene, nonostante lo sforzo profuso in questi ultimi mesi, la pubblica accusa non è riuscita a venire a capo dell’impasse e per i quattro indagati eccellenti l’appello è stato rigettato.
Pochi giorni fa il copione si era già ripetuto per il ras di Cavalleggeri d’Aosta, Luigi Bitonto, il fratello Maurizio e l’estorsore del clan Esposito, Lucio Musella.
Il pronunciamento del tribunale in quel caso ha premiato il lavoro difensivo portato avanti dai legali dei tre indagati: i Bitonto sono assistiti dall’avvocato Rocco Maria Spina, Musella dall’avvocato Giuseppe Perfetto.
A questo punto è però doveroso fare alcuni distinguo in merito alla posizione dei tre ras: la posizione ad oggi più compromessa, ferma restando la presunzione di innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, è quella di Maurizio Bitonto, che da novembre si trova dietro le sbarre in quanto accusato di essere uno dei responsabili dell’omicidio di Rodolfo Zinco.
Per lui la Procura aveva però spiccato anche una richiesta di arresto per alcuni episodi di estorsione e per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga: anche il Riesame, dopo il precedente pronunciamento del gip, ha adesso stabilito di non doverlo arrestare per queste ultime due contestazioni.
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