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Omicidio nel bar di Miano, al vaglio i nuovi “Capitoni”

Omicidio nel bar di Miano, al vaglio i nuovi “Capitoni”

Indagini sul nuovo “terzo gruppo” e sui fuoriusciti pronti alla vendetta. L’ordine di uccidere Salvatore Milano partito dal quartiere

NAPOLI. La chiave dell’omicidio di Salvatore Milano sta nello scenario malavitoso di Miano dopo i colpi giudiziari inflitti negli ultimi mesi ai gruppi Balzano e Cifrone. Uno sfondo niente affatto chiaro, anche se un elemento balza subito agli occhi: i ras rimasti di maggiore spicco in libertà sono della vecchia generazione, tra i 50 e i 60 anni. Proprio come “Totore ’o Milan”, storico affiliato ai Lo Russo al pari di Pasquale Angellotti detto “Lino ’o cecato”, con cui negli ultimi tempi era stato visto insieme.

Cosicché per gli investigatori le ipotesi per l’omicidio sono essenzialmente due: un attacco esterno, forse da una zona o un quartiere diversi, oppure un vecchio conto da regolare nell’ambito degli ambienti dei “Capitoni”. Lo farebbe pensare l’agguato subito dal 60enne a settembre scorso, anche se gli investigatori non escludono che allora potesse trattarsi effettivamente di una rapina. Salvatore Milano era un bersaglio facile. Frequentava abitualmente corso Vittorio Veneto e se avesse temuto qualcosa, non si sarebbe fermato a prendere il caffè. L’altro ieri era arrivato a piedi al bar e mentre stava pagando sono comparsi i due sicari.

Uno di loro è rimasto in attesa sull’uscio del locale, l’altro è entrato e dopo pochi passi ha estratto la pistola facendo fuoco a ripetizione. “Totore ’o Milan” ha capito subito che era un agguato a lui, notando il volto parzialmente coperto del killer che gli stava venendo incontro, ma non aveva il tempo e lo spazio per fuggire.

Tra l’altro giovedì la giornata è stata umida e piovosa, quindi coprirsi il capo non sembrava una stranezza: circostanza, questa, che potrebbe aver spinto la vittima designata a non insospettirsi più di tanto, se non proprio all’ultimo momento.

L’esecutore materiale e il complice hanno impiegato un paio di minuti per portare a termine l’omicidio. Poi sono fuggiti a bordo di un’autovettura, approfittando dello scarso traffico, dileguandosi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Dopo un primo intervento dei carabinieri, le indagini sono ora condotte dai poliziotti della squadra mobile della questura e della squadra giudiziaria del commissariato Scampia. Investigatori esperti, che ben conoscono il territorio e definiscono la situazione negli ambienti camorristici di Miano “al momento fluida”.

Ma preferiscono al momento non dare un nome e a qualifica stessa di clan al gruppo malavitoso costituitosi dopo gli arresti a raffica inflitti dalle forze dell’ordine ai clan Cifrone e Balzano, i due gruppi che negli ultimi hanno letteralmente tenuto sotto scacco il quartiere, soprattutto dopo l’uscita di scena dei vecchi ras dei “Capitoni”.

Di certo non è che la camorra poteva scomparire e infatti non è scomparsa, come dimostrano gli agguati tesi a Salvatore Torino (che è riuscito a cavarsela senza gravi conseguenze) e due giorni fa a Salvatore Milano. Il neo 60enne, che abitava in via Piovani, nel quartiere Scampia, alle 18,30 dell’altro ieri si trovava nel bar “Rosetta” in via Vittorio Veneto, a Miano, e stava pagando un caffè da asporto quando sono sopraggiunti i sicari: uno si è avvicinato al 60enne sparandogli a bruciapelo alla testa mentre l’altro gli copriva le spalle sull’uscio.

Nel locale c’erano poche persone in quel momento, che si sono gettate a terra mentre venivano esplosi quattro colpi d’arma da fuoco. Inutilmente la vittima ha cercato disperatamente di spostarsi per schivarli: il proiettile all’istante lo ha ucciso all’istante e si è accasciato in un lago di sangue. A terra sono stati trovati e sequestrati dai militari del Reparto investigazioni scientifiche due bossoli.

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