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28 Aprile 2021 - 08:08
Delitto al Conocal, il neo pentito Rolletta se la cava con quattro anni
NAPOLI. L’omicidio che ne avrebbe dovuto consacrare la definitiva ascesa criminale finisce invece per spalancargli le porte di una prospettiva a dir poco nefasta: rimanere dietro le sbarre per il resto della propria vita. Il giovane boss di Ponticelli, Antonio De Martino, imputato per l’assassinio del ras in gonnella Nunzia D’Amico “’a passillona”, incassa la pena dell’ergastolo nel processo di primo grado, in quanto ritenuto il mandante del delitto.
Ha invece limitato i danni il neo collaboratore di giustizia Rosario Rolletta “’o friariello, che, accusato di solo favoreggiamento, se l’è cavata con una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione. Accolte dunque le richieste di pena avanzate poche settimane fa dalla Procura. Il pubblico ministero Antonella Fratello aveva infatti invocato per Antonio De Martino, capo dell’omonimo clan noto come paranza degli “Xx”, la pena dell’ergastolo: sarebbe stato lui, secondo la ricostruzione della Dda e ferma restando la presunzione di innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, il responsabile dell’omicidio della “passillona”, uccisa il 10 ottobre del 2015 nel Parco Conocal, storica roccaforte della cosca dei “Fraulella”.
Per il neo collaboratore di giustizia Rosario Rolletta “’o friariello”, che però rispondeva soltanto della distruzione dell’auto usata dal commando per il raid, sono stati invece chiesti quattro anni di reclusione. L’ultimo super pentito della camorra di Napoli Est aveva fatto il proprio esordio in aula come teste della Procura a metà del febbraio scorso e quella che ne era scaturita era stata una nuova raffica di accuse all’indirizzo dei vertici del clan con base nel rione Fiat. Rosario Rolletta, neo collaboratore di giustizia e imputato per favoreggiamento nell’omicidio del ras Nunzia D’Amico, senza esitazione ha puntato il dito contro i capi del clan diretto dal giovane boss Antonio De Martino, oltre che contro se stesso. In merito al delitto al Conocal di Ponticelli, Roletta ha infatti spiegato: «Quella sera incontrai Rocco Capasso, il quale mi disse che dovevamo fare un servizio, cioè bruciare l’auto che era stata utilizzata per l’agguato».
Quest’ultima circostanza pochi mesi fa era già stata svelata dall’altro neo pentito Salvatore Pomatico, il quale aveva tirato in ballo proprio Rolletta, alias “’o friariello”, che a quel punto, a distanza di pochissime settimane, decise a sua volta di passare anch’egli dalla parte dello Stato. Escusso nel corso dell’udienza celebrata davanti ai giudici della terza sezione della Corte d’assise di Napoli, l’ormai ex affiliato al “sistema” di Ponticelli ha quindi confermato: «All’inizio della mia carriera criminale ho fatto parte del clan De Micco, in seguito sono passato con i De Martino.
Tornato in libertà ho subito degli attentati e questo mi ha spinto a cercare una nuova vita. Oggi vorrei dare un futuro alle mie figlie». In merito all’agguato che cinque anni fa è costato la vita al ras in gonnella Nunzia D’Amico, alias “’a passillona”, Rolletta non è entrato nel merito delle fasi organizzative ed esecutive del raid, alle quali non avrebbe del resto mai preso parte e di cui non avrebbe quindi avuto contezza, ma ha comunque fornito degli interessanti spunti probatori: «Quella mattina avevo accompagnato Antonio De Martino al colloquio il fratello detenuto a Santa Maria Capua Vetere e proprio lì incontrammo la “passillona” che era andata in visita a un parente. Dopo di che lo riaccompagnai a casa». Di lì a qualche ora D’Amico sarebbe stata assassinata a pochi passi dalla propria abitazione.
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