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07 Maggio 2021 - 18:04
Recluso nel carcere di Capanne, a Perugia, con una condanna all'ergastolo per omicidio, un detenuto napoletano è evaso approfittando della sua permanenza all'esterno dell'istituto dove stava svolgendo attività lavorativa.
Si tratta di Domenico D'Andrea, 38 anni, una condanna all'ergastolo per aver ucciso a Napoli nel 2006 Salvatore Buglione, durante un tentativo di rapina nell'edicola della moglie, in cui si trovava al momento del fatto. Quando uccise l'uomo, a 22 anni, D'Andrea era stato da poco rilasciato perché aveva usufruito dell'indulto. Secondo la ricostruzione degli investigatori, oggi stava lavorando in un'area esterna al carcere, ma all'interno del complesso, in base all'articolo 21, quando si sarebbe allontanato scavalcando una recinzione bassa. Poi sarebbe riuscito a scappare facendo perdere le proprie tracce.
«L'uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell'articolo 21 dell'Ordinamento penitenziario nell'area esterna del carcere ed ha colto l'occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa, vista anche l'esiguità del personale presente nei servizi esterni - spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale Sappe per l'Umbria - Una evasione frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato sulle condizioni di sicurezza dell'istituto».
«Adesso è prioritario catturare l'evaso - aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe - ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del carcere di Capanne. Nel 2020 si sono verificate nelle carceri italiane 81 evasioni da istituti penitenziari, 15 da permessi premio, 3 da lavoro all'esterno, 8 da semilibertà e 13 mancati rientri di internati. Serve un potenziamento dell'impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell'ambito dell'area penale esterna e dei presidi di polizia sul territorio - anche negli Uffici per l'Esecuzione Penale esterna - per farsi carico dei controlli sull'esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all'esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria».
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