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08 Maggio 2021 - 07:00
Il 38enne di Piscinola ha eluso i controlli durante le due ore di lavoro esterno.“Pippotto” stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Buglione al Vomero
NAPOLI. Da ieri sera le ricerche di Domenico D’Andrea, il 38enne soprannominato “Pippotto” originario di Piscinola, si stanno concentrando soprattutto sul Napoletano. Il detenuto evaso da Perugia durante le ore di lavoro esterno potrebbe essere tornato nelle zone che conosce meglio e in cui gli sarebbe più facile ricevere appoggi per la latitanza. La sua fuga, secondo gli investigatori umbri e la polizia penitenziaria, sarebbe il frutto di un piano preparato e non un’improvvisata. Cosicché l’ipotesi maggiormente presa in considerazione è che sia stato aiutato da qualcuno ad allontanarsi dal carcere di Capanne, probabilmente in auto dopo essersi velocemente cambiato d’abito. “Pippotto” è evaso approfittando della sua permanenza all'esterno dell'istituto penitenziario, dove stava svolgendo attività lavorativa per due ore, ma in una palazzina attigua al carcere e comunque all'interno dell'area in cui si trova il complesso. Stava scontando l'ergastolo per l'omicidio di Salvatore Buglione, dipendente comunale ucciso il 4 settembre del 2006 a Napoli durante un tentativo di rapina mentre si trovava nell'edicola della moglie in via Pietro Castellino, al Vomero.
L'uomo tentò di reagire e fu colpito mortalmente con una coltellata. All’aggressione parteciparono 4 giovani e tra essi, come hanno stabilito i giudici, c'era anche 'Pippotto', il quale si è sempre difeso sostenendo che era in macchina mentre i complici compivano materialmente il colpo finito nel sangue. Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti D'Andrea, che doveva tornare a dormire in cella, ha scavalcato una recinzione del carcere e si è poi allontanato. Tra le ipotesi c’è anche quella che la fuga possa essere legata a timori per una possibile revoca del lavoro esterno.
Nel 2006 salì tragicamente alla ribalta della cronaca per l’omicidio Buglione, ma già a 13 anni “Pippotto” era a capo di una baby gang che rapinava motorini nei quartieri del Vomero e dell'Arenella. Fu anche ferito a una gamba da un carabiniere durante un tentativo di rapina e venne accusato di decine di colpi. «Domenico D’Andrea era ammesso al lavoro ai sensi dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario nell'area esterna del carcere ed ha colto l'occasione per fuggire, scavalcando una cinta bassa, vista anche l'esiguità del personale presente nei servizi esterni», spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale Sappe per l'Umbria. «Una evasione frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato sulle condizioni di sicurezza dell'istituto». «Adesso è prioritario catturare l'evaso», aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe, “ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria del carcere di Capanne. Nel 2020 si sono verificate nelle carceri italiane 81 evasioni da istituti penitenziari, 15 da permessi premio, 3 da lavoro all'esterno, 8 da semilibertà e 13 mancati rientri di internati. Serve un potenziamento dell'impiego di personale nell'ambito dell'area penale esterna e dei presidi di polizia sul territorio».
LA SOLIDARIETÀ ALLA FAMIGLIA DELLA VITTIMA. «Esprimiamo la nostra massima solidarietà e vicinanza ai familiari di Salvatore Buglione. Condividiamo il loro dolore e il loro scoramento e lo sdegno per una situazione così assurda». A parlare sono Carmen Del Core e don Tonino Palmese, che presiedono rispettivamente il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e la Fondazione Polis della Regione Campania, in merito all'evasione di D’Andrea. «Nello stesso tempo, siamo certi che le forze dell'ordine faranno il massimo per assicurare nuovamente alla giustizia il killer di Salvatore. A tutta la famiglia Buglione diciamo: noi siamo con voi e non vi abbandoneremo»
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