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Clan D’Ausilio, ultima fermata: il killer De Falco parla con i pm

Clan D’Ausilio, ultima fermata: il killer De Falco parla con i pm

Terremoto nella camorra di Bagnoli, il sicario del parcheggiatore si pente

NAPOLI. Trent’anni compiuti a gennaio, quattro figli e una moglie che lo aspettano e, soprattutto, la terrificante prospettiva di passare dietro le sbarre di un carcere tutto il resto della propria vita. Alessandro De Falco, giovane sicario del clan D’Ausilio di Bagnoli, alla fine non ce l’ha fatta a sopportare il peso di quello scenario e così, ad appena cinque mesi dal suo arresto per l’omicidio del parcheggiatore Gaetano Arrigo, ha deciso di lanciarsi tra le braccia dello Stato. La sua decisione è stata ufficializzata ieri mattina nel corso dell’infuocata udienza preliminare del processo che vedrà alla sbarra il nuovo gotha della cosca flegrea. Quello di Alessandro De Falco era già da tempo un volto più che noto agli archivi delle forze dell’ordine, ma la sua posizione si è drammaticamente complicata alla fine di gennaio quando, insieme ad altre dodici persone, è finito in manette in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, l’ennesima piovuta sulla testa e sulle sorti criminali dei nuovi ras di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta. Al netto delle accuse di camorra e droga di cui gli indagati dovevano a vario titolo rispondere, la contestazione più grave era proprio quella formulata a carico di De Falco e Vittorio Albano, indiziati di essere i responsabili dell’omicidio del parcheggiatore abusivo Gaetano Arrigo, freddato in strada il 16 giugno del 2016. A ricostruire l’imboscata mortale era stato uno degli uomini del commando, anch’egli poi pentitosi, Mihai Lucian Stanica, il quale aveva rivelato: «Più volte - ha riferito agli inquirenti della Dda - mi sono recato dai parcheggiatori di Coroglio per conto di Antonio D’Ausilio (figlio di “Mimì”, ndr) a prendere i soldi dei parcheggi. Quanto all’omicidio, mi trovavo a casa mia a Lago Patria quando fui chiamato sul mio telefonino da Antonio D’Ausilio che mi disse di raggiungerlo al bar ristorante “Gardenia”». A questo punto il racconto del pentito entrava nel vivo: «Quando giunsi trovai già presenti, oltre a D’Ausilio, Vittorio Albano e Alessandro De Falco. D’Ausilio mi chiese di accompagnare Albano e De Falco perché i due dovevano parlare con un parcheggiatore. Non mi dissero esplicitamente le ragioni, ma li sentii parlare tra loro e dicevano che questo parcheggiatore la sera prima non si era presentato sul posto MALANAPOLI Delitto Arrigo, colpo di scena in udienza preliminare: tremano gli ultimi ras Clan D’Ausilio, ultima fermata: il killer De Falco parla con i pm e c’erano molte macchine. Io mi misi alla guida e arrivammo al parcheggio di Coroglio. Era di sera, De Falco e Albano scesero dall’auto e quando il parcheggiatore li vide cominciò a scappare. Lo ho sentito due o tre spari, poi li ho visti tornare di corsa verso la macchina. De Falco disse ad Albano “perché lo hai sparato” e quest’ultimo replicò che pure lui aveva sparato». Qualcosa, forse, non era andato secondo i piani. Sul punto, sarà adesso De Falco a fornire la propria versione dei fatti. Il sicario ha chiesto nell’udienza celebrata ieri di essere sottoposto a interrogatorio, ma l’eventuale ammissione delle sue eventuali dichiarazioni eteroaccusatorie ha subito innescato parecchi malumori nel collegio difensivo, costituito tra gli altri dagli avvocati Luca Felaco e Raffaele Chiummariello, pronto a sostenerne l’inutilizzabilità nel prosieguo del processo. Quasi tutti gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato.

Nei riquadri il pentito Alessandro De Falco, il ras Antonio D’Ausilio, Vittorio Albano e Mihai Lucian Stanica, anch’egli collaboratore di giustizia

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