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12 Maggio 2021 - 07:00
Al vertice del cartello il padrino di Posillipo, Antonio Calone.Eseguiti 11 arresti: in manette anche il capo dei Sorianiello
NAPOLI. Il pentito Gennaro Carra, ex reggente del clan “Borotalco” egemone nella zona della cosidetta “44” nel rione Traiano, ha dato la stoccata finale. Ma l’impalcatura su cui si reggeva l’organizzazione fondata dal boss detenuto Salvatore Cutolo, ereditata dal figlio Vincenzo detto “Enzo” stava comunque sul punto di cedere. Troppo invasive le indagini condotte dai carabinieri di Napoli e coordinate dalla Dda perché il gruppo di via Marco Aurelio potesse restare indenne e così all’alba di ieri è scattata un’operazione con 11 arresti e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta ha colpito anche gli alleati Sorianiello e in carcere ha ricevuto una nuova ordinanza di custodia cautelare il ras Giuseppe Mazzaccaro.
Sul fronte Cutolo, tra i destinatari del provvedimento restrittivo ci sono Giuseppina Ostinato (moglie di Salvatore “Borotalco”) e Antonio Calone, il capoclan di Posillipo storicamente legato all’Alleanza di Secondigliano che oltre a occuparsi della zona d’origine era entrato in affari con i “Borotalco”. L’inchiesta fa il paio con quella che costò le manette Vincenzo Cutolo e diede il primo colpo all’organizzazione specializzata nei traffici di droga. Non a caso il rione Traiano ha quasi raggiunto Scampia per volume d’affari per lo spaccio. I reati di cui sono accusati gli indagati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e di porto abusivo di armi.
Delitti tutti commessi al fine di agevolare gli scopi criminali del gruppo camorristico. Il provvedimento cautelare è stato emesso al termine di una complessa attività di indagine, eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia Bagnoli e coordinata dalla procura antimafia. I dati probatori raccolti hanno permesso di ricostruire l'esistenza e l'operatività del gruppo camorristico capeggiato per un periodo da Gennaro Carra, Vincenzo Cutolo e Francesco Pietrolungo, facendo luce sulle dinamiche e sulle finalità associative (traffico di stupefacenti ed estorsioni), nonché sulle modalità di gestione della "cassa comune", funziona e anche al mantenimento degli affiliati detenuti e dei loro familiari. Grazie al contributo di diversi pentiti, a cominciare da “Genni” Carra, sono state delineate in particolare le figure di Giuseppina Ostinato, estranea in passato al contesto mafioso, e di Antonio Calone. Cosicché agli atti dell’inchiesta ci sono le dichiarazioni di Salvatore Maggio, Emilio Quindici, Alfredo Sartore, Maurizio Ferraiuolo, Salvatore Romano “Muoll muoll”, Pasquale Esposito junior e Pasquale Pesce “’e Bianchina”.
Poi attraverso indagini tecniche è stato ricostruito un consolidato sistema di approvvigionamento e smistamento di sostanze stupefacente che, attraverso la gestione delle piazze di spaccio ubicate nel Rione Traiano, permetteva di commercializzare al dettaglio ingenti quantitativi di droga (cocaina, marijuana hashish). L’indagine ha consentito di chiarire anche il tentato omicidio di Francesco Minichini, appartenente all'avverso gruppo criminale facente capo a Giuseppe Marfella di Pianura.
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