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13 Maggio 2021 - 07:00
ll 43enne al vertice dopo la recente cattura del cugino Vincenzo.l pentito Gennaro Carra tira in ballo il nipote di “Borotalco”
NAPOLI. Per anni è rimasto relegato ai margini della cosca. Seppur inserito nell’organigramma del “sistema della 44”, la sua figura era stata schiacciata dai più ingombranti profili criminali che facevano capo al cugino Vincenzo Cutolo, a Gennaro Carra (poi pentitosi) e a Francesco Pietroluongo. Ma adesso il vento sembra essere cambiato e dopo le ultime retate che hanno decapitato i vertici del gruppo “Borotalco”, sarebbe lui, Aniello Cutolo, l’attuale e indiscusso reggente della cosca del rione Traiano.
L’“investitura” in questione non è frutto di un’indiscrezione investigativa ma è stata descritta con dovizia di particolari proprio dall’ex boss Genny Carra, il quale ha tirato in ballo Aniello Cutolo nel corso del lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto il 9 marzo dello scorso anno. Il verbale di quel colloqui rappresenta uno dei pilastri dell’indagine che due giorni fa ha portato all’esecuzione dell’ennesimo blitz nel rione Traiano. Undici arresti eccellenti, gran parte dei quali di ras e affiliati del clan Cutolo. Tra questi compare il giovane capozona Giovanni Perrella ed è proprio descrivendo il ruolo di quest’ultimo all’interno del “sistema” di via Catone che Carra ha citato Aniello Cutolo. Sul punto, ecco quanto il super pentito ha rivelato: «Giovanni Perrella è un affiliato al clan Cutolo. È un capopiazza socio del clan, nel senso che gestisce una piazza di cocaina in via Tertulliano che ha una vendita molto forte.
Il clan Cutolo acquista un pazzo di cocaina da un chilo al prezzo di 30mila euro e lo consegna mensilmente a Perrella». Intavolate le cifre dell’affare, Gennaro Carra entra quindi nel merito dell’organizzazione e delle successive spartizioni degli introiti: «Perrella dalla vendita ricava 60mila euro con relativo guadagno di 30mila euro che viene diviso a metà tra il clan Cutolo (15mila euro) e lo stesso Perrella (15mila euro). È un capopiazza per il fatto di essere cugino di Aniello Cutolo, attuale reggente del clan. È il cugino di Vincenzo. È il figlio di Raffaele Cutolo, fratello di Salvatore». Al netto delle pesanti accuse lanciata da Carra, è però doveroso precisare che Aniello Cutolo, nonostante i suoi precedenti guai con la legge, non risulta in alcun modo coinvolto nel procedimento culminato nella retata di martedì mattina: neppure con lo status di semplice indagato a piede libero. Di lui il nostro giornale si è comunque occupato in diverse occasioni.
L’ultima risale appena allo scorso febbraio, quando venne denunciato a piede libero per evasione dagli arresti domiciliari e nemmeno 24 ore dopo arrestato per le fughe dall’abitazione, puntualmente riscontrate dagli investigatori, risalenti all’estate scorsa. Così, su provvedimento del magistrato di sorveglianza, era tornato in carcere Aniello Cutolo, 43enne nipote del ras Salvatore “Borotalco” nonché cugino del figlio di quest’ultimo, Enzo. Erano stati i poliziotti del commissariato San Paolo a sferrargli il doppio colpo e la seconda volta l’uomo, finito in manette già a fine 2019 per detenzione di arma da fuoco. L’incubo per Aniello Cutolo, che non ha però precedenti per camorra, è cominciato quando i poliziotti nel transitare in via Marco Aurelio hanno notato uscire da uno stabile un uomo che alla loro vista ha tentato di allontanarsi per eludere il controllo. Un comportamento sospetto e i poliziotti lo hanno subito fermato identificandolo per Aniello Cutolo, vecchia loro conoscenza. E le sue grane, in ragione di quello che Carra deciderà di raccontare, potrebbero ancora non essere finite.
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