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Pusher ucciso dai Sorianiello, accuse flop per uno dei sicari

Pusher ucciso dai Sorianiello, accuse flop per uno dei sicari

Scagionato grazie alle celle telefoniche e ai “dubbi” di un teste. Ordinanza di custodia cautelare annullata per Antonio Marra

NAPOLI. Antonio Marra non ha fatto parte del commando del clan Sorianiello che nel settembre scorso ha seminato morte e terrore nel Casertano. Arrestato a fine aprile insieme ad altre cinque persone, tutte a vario titolo accusate di aver assassinato un nigeriano per una partita di droga rubata, ieri mattina il presunto killer è stato scagionato dal Riesame e rimesso in libertà. Il tribunale, accogliendo le argomentazioni degli avvocati difensori Claudio Davino ed Eduardo Napolitano, hanno infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa poche settimane fa a suo carico. Determinante ai fini del pronunciamento dei giudici dell’ottava sezione del tribunale del Riesame si è rivelata la carenza di gravi indizi di colpevolezza.

La difesa, in particolare, ha incardinato la propria strategia su tre zone d’ombra che sarebbero emerse dall’indagine. La prima: una delle vittime della spedizione punitiva firmata dal clan Sorianiello ha, sì, riconosciuto Marra, ma soltanto in occasione della seconda ricognizione fotografica, avvenuta tra l’altro tre mesi dopo la precedente. Il secondo elemento di dubbio ha invece riguardato l’analisi dei tabulati telefonici e dei relativi agganci dell’utenza di Marra alle celle presenti intorno alla scena del crimine.

Ebbene, l’indagine difensiva ha mostrato che quella notte l’indagato si trovava nel Casertano, ma a cinque chilometri di distanza dal luogo dell’omicidio. L’ultimo elemento che ha incrinato il quadro indiziario è invece emerso da un messaggio whatsapp che una delle vittime del raid ha inviato a Marra dopo il delitto: questa circostanza, secondo la difesa, sarebbe la prova che il presunto sicario non si trovava sulla scena, dal momento che se così fosse stato i due avrebbero tranquillamente potuto parlare di presenza.

Sta di fatto che, in attesa che le motivazioni vengano depositate, le argomentazioni difensive hanno comunque fatto breccia tra i giudici delle Libertà, che ieri hanno disposto l’immediata scarcerazione di Marra. Cattive notizie, invece, per gli altri presunti componenti del commando, per i quali il Riesame ha invece ribadito la misura cautelare. Gli accertamenti investigativi avevano consentito di ricostruire la dinamica, il movente e i responsabili del feroce agguato teso a due cittadini nigeriani, Desmond Oviamwonyi e Morris Joe Iadho sa, avvenuto a Castel Volturno il 10 settembre scorso.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’agguato omicida sarebbe maturato nel gruppo criminale della “99”, vale a dire il clan Sorianiello, a seguito della sottrazione a opera di Oviamwonyi e di un altro cittadino nigeriano, Leo Uwadiae, di una busta contenente sostanza stupefacente, marijuana e cocaina, per un valore sul mercato di circa 40.000 euro, destinata a rifornire la piazza di spaccio della “99”, così chiamata perché situata nell’omonimo complesso di edilizia popolare del rione Traiano. Lo scopo della “99”, spiegano gli inquirenti, era «vendicarsi del furto subito e per assicurarsi una posizione di supremazia sul territorio, in quanto la punizione dei responsabili avrebbe anche conseguito la finalità di impedire il ripetersi di episodi simili». A fine aprile in manette erano così finiti Raffaele Caprio, 38 anni; Simone Cimarelli, 24 anni; Francesco De Pasquale, 21 anni; Carmine Fenderico, 31 anni; e Antonio Marra, 31 anni. Per quest’ultimo il quadro indiziario costruito dagli inquirenti si è però rivelato tutt’altro che granitico, tanto che per lui ieri mattina si sono riaperte le porte del carcere

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