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17 Maggio 2021 - 06:15
FORCELLA “Il rosso” era libero da un anno, dopo aver scontato la condanna per l’omicidio di Annalisa Durante. La minaccia del gruppo agli inquilini: «Devi pagare noi, non il proprietario»
NAPOLI. «Devi pagare noi, non il proprietario». Ecco l’anomalo “pizzo”, chiesto con la prepotenza tipica della camorra e ottenuto, su un appartamento che molti anni fa era dei Giuliano e ora è abitato da cittadini stranieri. Ma i 4 affiliati allo storico clan di Forcella sono stati improvvidi, entrando in azione quasi sotto gli occhi dei poliziotti napoletani che ben li conoscono e li tenevano nel mirino. Così Salvatore Giuliano, Cristiano Giuliano, Antonio Morra e Giuliano Cedola, rispettivamente di 36, 27, 32 e 30 anni, l’altro ieri sera sono finiti nelle braccia degli investigatori e ora si trovano in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il primo, figlio di Luigi “Zecchetella”, è soprannominato “’o rosso” e salì alla ribalta della cronaca per aver ucciso Annalisa Durante. Era stato scarcerato un anno fa dopo aver scontato la condanna, evitando l’ergastolo perché sostenne di aver sparato per difendersi da un agguato dei Mazzarella. Circostanza risultata vera. IL FATTO. Erano circa le 18 di sabato quando Salvatore “’o rosso”, il cugino Cristiano Giuliano (figlio di Ciro “’o barone”), Antonio Morra e Giuliano Cedola “’a polpetta” sono stati bloccati dai poliziotti della Squadra mobile della questura e dai colleghi della squadra giudiziaria del commissariato Vicaria Mercato. Gli affiliati al clan erano entrati nello stabile contrassegnato dal civico 7 di vico Pace, nel cuore dello storico quartiere del centro storico, senza immaginare di essere pedinati dagli investigatori, bravi a non farsene accorgere. L’indagine era partita grazie a una serie di voci insistenti su un giro di estorsioni, tra i 300 e i 400 euro al mese, ad opera di esponenti del clan Giuliano, tornato forte in zona dopo le scarcerazioni per fine pena. Tra esse quelle che hanno riguardato i due cugini, Salvatore e Cristiano. I poliziotti hanno così accertato che i 4 uomini, una volta fatta irruzione nello stabile, avevano minacciato gli occupanti di un “basso” pretendendo che corrispondessero mensilmente una somma di denaro. Così come avevano già fatto altri extracomunitari. Ecco perché il reato contestato agli indagati in stato d’arresto, che presumibilmente saranno interrogati domani dai giudici, è di estorsione e non tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso. Tra i quattro il più conosciuto è Salvatore Giuliano, ma anche Cristiano Giuliano ha un curriculum non da poco. Fu arrestato infatti a giugno 2015 nel corso dell’operazione contro la “paranza dei Bimbi”, rappresentato dai componenti dei clan Giuliano e Sibillo. Più di 100 arresti cui sono seguite condanne anche pesanti, ma non essendo contestati fatti di sangue volontari non poteva scattare l’ergastolo.
_ Da sinistra Salvatore Giuliano “’o rosso”, Cristiano Giuliano e, a destra, Giuliano Cedola
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