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18 Maggio 2021 - 16:44
Il boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria è stato raggiunto oggi da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli, a seguito di un ricorso della Dda partenopea, per l'omicidio di Raffaele Lubrano, detto Lello, ucciso a 43 anni il 14 novembre 2002 a Pignataro Maggiore (Caserta). Zagaria è considerato il mandante dell'omicidio insieme a Giuseppe Caterino, ad entrambi l'ordinanza è stata notificata in carcere.
Gli altri due destinatari dell'ordinanza, Salvatore Nobis e Antonio Santamaria, secondo quanto ricostruito avrebbero avuto un ruolo da "specchiettisti", basisti con il compito di seguire la vittima durante i suoi spostamenti; anche nei loro casi l'ordinanza è stata notificata in carcere, dove sono detenuti per altra causa. Nell'ambito della stessa indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel 2020, è stato emesso un analogo provvedimento restrittivo nei confronti di Francesco Schiavone, 68 anni, detto "Cicciariello", omonimo e cugino del capoclan Francesco Schiavone detto "Sandokan".
I quattro destinatari dell'ordinanza sono gravemente indiziati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, con riferimento al clan dei Casalesi fazione Zagaria, e dell'omicidio di Raffaele Lubrano, figlio del capoclan Vincenzo. L'allora 43enne Lubrano, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto a Pignataro Maggiore, mentre percorreva la strada a bordo di un'auto diretto verso la zona periferica del paese, venne superato da un'altra auto e poi bloccato nei pressi di un bar, dove i killer iniziarono a esplodere diversi colpi d'arma da fuoco.
Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all'agguato, riuscì a invertire la marcia, tentando la fuga in direzione del centro abitato. Il commando omicida, quindi, si pose all'inseguimento esplodendo numerosi colpi lungo l'intero tragitto fino a via Latina, dove i killer raggiunsero e uccisero Lubrano, che nel frattempo, dopo aver urtato con il suo fuoristrada il muro di un'abitazione, aveva tentato una disperata fuga a piedi.
Portato a termine l'omicidio, i killer si dileguarono in direzione di Pastorano, abbandonando l'auto poi risultata rubata ad Aversa il 12 novembre 2002, in località Arianova, dove venne successivamente trovata bruciata con all'interno le armi poco prima utilizzate.
Le indagini hanno consentito di accertare come l'omicidio in questione nacque a seguito delle mire espansionistiche del clan dei Casalesi su una porzione di territorio nel quale agiva un sodalizio criminale autoctono, il clan Lubrano-Ligato-Abbate.
Ciò, nel corso del tempo, aveva determinato spesso frizioni, seguite da tregue strategiche, al culmine delle quali il vertice camorristico di Casal di Principe era prevalso, dettando le proprie regole, imponendo la presenza di loro luogotenenti e costringendo "i paesani" ad accontentarsi della gestione di attività delittuose di minore rilevanza e fruttuosità.
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