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Presidente Consiglio comunale Castellammare: "Mio padre non era un boss"

Presidente Consiglio comunale Castellammare: "Mio padre non era un boss"

 "Mio padre non era un boss e non era un camorrista". A parlare, con l'Adnkronos, è Emanuele D'Apice, neo-presidente del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia, finito nella bufera per aver ringraziato, nel corso dell'ultima seduta, il defunto padre Luigi, conosciuto come "'O ministro", condannato nel 2004 nell'ambito di un'inchiesta sui tentativi del clan Cesarano di condizionare l'amministrazione del Comune di Pompei.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra: "I figli non devono scontare gli errori dei padri. Tuttavia la dissociazione rispetto a comportamenti sanzionati dalla comunità come criminali rimane doverosa", ha scritto su Facebook l'ex M5S. "E' inaccettabile quello che è accaduto", il commento del senatore Sandro Ruotolo.

"Mio padre ha avuto una condanna per concorso esterno, non faceva parte del clan. Ci tengo a ribadirlo. Parliamo di fatti accaduti circa vent'anni fa. Mio padre ha pagato per quello che ha fatto, ha scontato la sua pena e si è riabilitato. Ha cresciuto tre figli, tutti laureati. Tre professionisti. Ci ha insegnato i valori della vita, contro la camorra. Tutto il resto è stato strumentalizzato", spiega all'Adnkronos D'Apice, difendendosi dagli attacchi di queste ore: "E' la quarta volta che il senatore Ruotolo chiede la Commissione d'accesso, ogni occasione è buona per chiederla..."

 "Ho ringraziato mio padre - rimarca il presidente del Consiglio comunale stabiese - per i valori sani che mi ha trasmesso, che non sono quelli della camorra. Mio padre mi ha cresciuto, ha dato a me e alle mie sorelle la possibilità di laurearci. E comunque la camorra non è certo arrivata a Castellammare con l'amministrazione di centrodestra".

La camorra, insiste, "è il marcio della nostra città, ha affossato Castellammare, i problemi della nostra città sono in gran parte dovuti alla camorra. Sono fiero della risposta che questa amministrazione sta mettendo in campo. Noi vogliamo affossare la camorra. Il sindaco Cimmino è in prima linea, lavora a stretto contatto con magistratura e forze dell'ordine. Come amministrazione abbiamo dato l'ok abbattimenti in zone 'calde' della città, dal rione Faito a Moscarella: sono stati sequestrati tanti beni, utilizzati poi per il sociale", conclude D'Apice.

 

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