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Racket sulle basi di spaccio, primo assedio ai De Martino

Racket sulle basi di spaccio, primo assedio ai De Martino

Nel mirino della paranza la piazza di Patrizia Busiello e Francesco Romano.Fermati quattro babyras del clan degli “Xx”: «Dovete darci 5mila euro»

NAPOLI. Tessera su tessera il puzzle dell’ultima, e ancora in corso, faida di Ponticelli inizia finalmente a comporsi. Stavolta a finire nel mirino di inquirenti e investigatori sono quattro giovani esponenti del clan De Martino con base al rione Fiat di via Esopo. Sulla testa di Salvatore Cardillo, 20 anni, Vincenzo Di Costanzo, 23 anni, Pietro Frutto, 22 anni, e Ciro Uccella, 22 anni, martedì pomeriggio è precipitato come un’incudine un decreto di fermo che li inchioda all’accusa di duplice tentata estorsione aggravata dalla finalità mafiosa.

La paranza di Napoli Est a fine marzo avrebbe infatti tentato di imporre una tangente della “tranquillità” sulla piazza di spaccio di crack e cocaina del rione De Gasperi diretta dalla narcos Patrizia Busiello e dal figlio Pasquale Tarallo, e su quella capeggiata invece dal rampollo Francesco Romano, figlio del ras detenuto Salvatore, a sua volta nipote della 63enne. Le indagini svolte dai poliziotti della Squadra mobile e dal commissariato Ponticelli sono arrivate a un punto di svolta nel giro di pochi mesi. Grazie ad alcune fonti confidenziali, le cui voci sono state poi riscontrate dalle consuete attività tecniche, i detective hanno accertato che il 31 marzo Uccella, Frutto, Cardillo e Di Costanzo sarebbero piombati in casa di “Enzo”, il quale poco prima aveva convocato Busiello per discutere di una questione “urgente”.

I giovanissimi ras del gruppo degli “Xx” avrebbero quindi fatto presente alla donna che se avesse voluto continuare a spacciare nella base di via Camillo De Meis 120, isolato 2, avrebbe dovuto mettersi d’accordo con loro. Su questo aspetto la polizia non è riuscita fin qui a quantificare la somma richiesta dai De Martino, a differenza di quanto avvenuto invece per Romano. Sempre nel corso dello stesso incontro, i quattro aguzzini avrebbero infatti imposto a Patrizia Busiello di comunicare al nipote Francesco Romano che per poter continuare a “faticare” avrebbe dovuto consegnare al gruppo del rione Fiat la cifra di 5mila euro: in caso contrario, come si legge dai capi di imputazione del decreto di fermo, «avrebbero posizionato un ordigno esplosivo fuori alla porta della sua abitazione e lo avrebbero fatto saltare in aria».

Parole da brividi che, supportate da una serie di concreti indizi, hanno spinto la Procura antimafia a emettere il provvedimento di fermo che martedì pomeriggio ha portato alla cattura dei quattro indagati, ora in attesa di sfilare davanti al gip per l’udienza di convalida. Le indagini sul caso, oltre che sulla fibrillazione ancora in corso nel quartiere, non sono comunque ancora concluse. Innanzitutto resta da chiarire il ruolo del presunto ras e mandante della spedizione Salvatore De Martino, fratello dell’ergastolano Antonio, che secondo gli investigatori sarebbe il referente con il quale Busiello si sarebbe poi dovuta accordare per la cifra da corrispondere. Al raid avrebbero poi partecipato anche altri giovanissimi ancora non identificati. Dagli atti dell’inchiesta emerge poi la disponibilità di ordigni da parte dei nuovi reggenti del gruppo “Xx”, ma al momento né sul loro fronte né su quello dei rivali del cartello De Luca Bossa sono stati eseguiti arresti per quel tipo di contestazione

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