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Calone, crolla l’accusa di droga

Calone, crolla l’accusa di droga

 Il pentito Carra non convince, per il ras di Posillipo resta in piedi solo l’accusa di associazione mafiosa

NAPOLI. L’inchiesta che ha portato al nuovo arresto del ras di Posillipo, Antonio Calone, esce “incerottata” dal vaglio del Riesame. Inquadrato dalla Procura e soprattutto dal pentito Gennaro Carra come la nuova figura al vertice del clan Cutolo del rione Traiano, il 48enne presunto boss si è visto dimezzare le accuse spiccate a suo carico a inizio mese. I giudici delle Libertà hanno infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare in ordine all’imputazione per traffico di stupefacenti.

Resta invece in piedi quella per associazione per delinquere di tipo mafioso. Determinanti si sono rivelate in quest’ottica le argomentazioni del suo difensore, l’avvocato Antonio Rizzo, il quale ha con convinzione messo l’accento su alcune importanti incongruenze che sarebbero emerse dai verbali degli interrogatori dell’ex ras della “44” di Soccavo. Eppure proprio le dichiarazioni di Carra, genero del boss detenuto Salvatore Cutolo “Borotalco”, hanno rappresentato uno dei pilastri portanti dell’indagine. Il pentito, ex reggente della cosca con base tra via Catone e via Marco Aurelio, aveva dato la stoccata finale. L’impalcatura su cui si reggeva l’organizzazione fondata dal boss detenuto Salvatore Cutolo, ereditata poi dal figlio Vincenzo detto “Enzo”, stava comunque sul punto di cedere. Troppo invasive le indagini condotte dai carabinieri di Napoli e coordinate dalla Dda perché il gruppo di via Marco Aurelio potesse restare indenne e così all’alba di ieri è scattata un’operazione con 11 arresti e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta ha colpito anche gli alleati Sorianiello e in carcere ha ricevuto una nuova ordinanza di custodia cautelare il ras Giuseppe Mazzaccaro.

Sul fronte Cutolo, tra i destinatari del provvedimento restrittivo figuravano Giuseppina Ostinato (moglie di Salvatore “Borotalco”) e Antonio Calone, il capoclan di Posillipo storicamente legato all’Alleanza di Secondigliano che oltre a occuparsi della zona d’origine era entrato in affari con i “Borotalco”. L’inchiesta fa il paio con quella che costò le manette Vincenzo Cutolo e diede il primo colpo all’organizzazione specializzata nei traffici di droga.

Non a caso il rione Traiano ha quasi raggiunto da tempo Scampia per volume d’affari per lo spaccio. I reati di cui sono accusati gli indagati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e di porto abusivo di armi. Delitti tutti commessi al fine di agevolare gli scopi criminali del gruppo camorristico. Il provvedimento cautelare è stato emesso l’11 maggio scorso al termine di una complessa attività di indagine, eseguita dai carabinieri del nucleo Investigativo e della compagnia Bagnoli sotto il coordinamento dalla Procura antimafia. I dati probatori raccolti avevano permesso di ricostruire l’esistenza e l’operatività del gruppo camorristico capeggiato per un periodo da Gennaro Carra, Vincenzo Cutolo e Francesco Pietrolungo, facendo luce sulle dinamiche e sulle finalità associative (traffico di stupefacenti ed estorsioni), nonché sulle modalità di gestione della cassa comune, funzionale anche al mantenimento degli affiliati detenuti e dei loro familiari.

Grazie al contributo di diversi pentiti, a cominciare da “Genni” Carra, sono state delineate in particolare le figure di Giuseppina Ostinato e di Antonio Calone. Per quest’ultimo l’inchiesta ha però subito un primo contraccolpo.nonché sulle modalità di gestione della cassa comune, funzionale anche al mantenimento degli affiliati detenuti e dei loro familiari. Grazie al contributo di diversi pentiti, a cominciare da “Genni” Carra, sono state delineate in particolare le figure di Giuseppina Ostinato e di Antonio Calone. Per quest’ultimo l’inchiesta ha però subito un primo contraccolpo.

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