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«Lo so che è un vero schifo ma a Napoli il pizzo è prassi»

«Lo so che è un vero schifo ma a Napoli il pizzo è prassi»

Dialogo tra Antonio Coppola e un faccendiere dei Mazzarella

NAPOLI. “Lo so che è uno schifo…però a Napoli…è una prassi normale questa”. L’intercettazione, agli atti dell’inchiesta sulle petrolmafie, riguarda un dialogo tra l’imprenditore Alberto Coppola e un faccendiere legato ai Mazzarella. Quest’ultimo, rispondendo alle perplessità dell’interlocutore circa la richiesta estorsiva ricevuta, sosteneva che c’era poco da meravigliarsi. Così da fornire uno spaccato camorristico tanto inquietante quanto diffuso. Così come è indicativa la conclusione del contenzioso: l’intervento del cugino della vittima, Antonio Moccia dell’omonima famiglia di Afragola, evitò il pagamento della tangente. L’inchiesta sulle petrolmafie, oltre a coinvolgere clan di mezza Italia, ha evidenziato i legami anche extra partenopei dell’imprenditore Alberto Coppola. Un patto esisteva anche con Anna Bettozzi, vedova di un noto petroliere romano. Inizialmente la donna voleva percorrere la carriera artistica, virando poi verso gli affari.

Ma l’indagine l’ha colpita in pieno. Prima di raggiungere un accordo, Alberto Coppola fece andare su tutte le furie gli uomini dei Mazzarella. Al punto che l’imprenditore subì due attentati a colpi d’arma da fuoco, in seguito ai quali chiese aiuto al suo referente. Ci fu un incontro con Francesco Mazzarella detto “Franco ‘o parente”, il quale parlò con Salvatore D’Amico “’o pirata” e la pax fu suggellata da una cessione di una quota sull’impianto di carburanti al clan di San Giovanni a Teduccio, di cui fa parte uno degli indagati a piede libero: Salvatore Fido. Ecco comunque, alcune intercettazioni che secondo gli inquirenti dimostra l’accordo raggiunto. Persona non identificata:

“Alberto..il pirata comanda sempre...adesso se era un altro il pirata doveva dire ma cosa stai facendo..il ragazzo ha diritto di mangiare anche lui...adesso lascia perdere che va per il 50 euro..il 100 euro niente di particolare..devi vedere adesso che mi chiamò tuo fratello... …omissis… Ciro: questo mo che siamo andati nel bar chi è? Coppola: quello è Mimmo (ndr Liberti Domenico) il padrone del bar Ciro: ah Mimmo si chiama Coppola: quello è cresciuto sotto (ndr Fonetico) a mio cugino (ndr Moccia Antonio) Ciro: ahh! Coppola: incomprensibile Ciro: è il padrone del bar lui (ndr Liberti Domenico) Coppola: no, vedi, io quando devo portare l’imbasciata parlo con lui! Mi fa da ponte con mio cugino (ndr Moccia Antonio)”.

Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza Salvatore D’Amico, esponente di spicco del Mazzarella-D’Amico, fece un passo indietro in seguito all’intervento di Antonio Moccia, che l’aveva convocato a Roma per riferirgli di lasciar perdere Alberto e minacciando gravi conseguenze. Da quel momento “’o pirata” avrebbe cambiato atteggiamento.

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