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04 Giugno 2021 - 07:00
Sotto processo anche gli esecutori Gennaro Marrazzo e Salvatore Panico. Massimiliano Esposito ha organizzato il raid su mandato del titolare del locale
NAPOLI. Massimiliano Esposito “’o scognato”, indiscusso boss della mala bagnolese, sarebbe stato l’organizzatore, su mandato del ras dei Vollaro Salvatore Panico, della tremenda sparatoria messa a segno lo scorso 28 settembre davanti al pub “Solo cose buone”, al corso Campano di Qualiano. Nel mirino del commando, di cui avrebbe fatto parte anche Gennaro Marrazzo, altra vecchia conoscenza della camorra di Napoli Ovest, non sarebbe finito però il titolare del locale, anch’egli coinvolto nell’indagine, bensì il proprietario dell’appartamento soprastante, “reo” di essersi lamentato nei giorni precedenti per il gran fracasso proveniente da giù. Ebbene, la Procura antimafia ha appena chiesto e ottenuto per Esposito, Panico e Marrazzo il rinvio a giudizio.
Per loro l’udienza preliminare è stata già fissata per la fine del mese. Le indagini sulla vicenda erano arrivate a un primo approdo giudiziario il 22 febbraio scorso, quando, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, erano finiti in manette Panico e Marrazzo. Sono stati i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile della questura e quelli del commissariato Portici- Ercolano a condurre le indagini sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia.
I destinatari, che probabilmente tutto si aspettavano tranne che di essere incastrati per quella vicenda, hanno ricevuto in carcere il provvedimento restrittivo. Infatti sia Salvatore Panico, di Portici, che Gennaro Marrazzo, di via Italico a Napoli, erano già detenuti per un altro reato. Ora si sono però aggiunte nuove accuse (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva): minaccia e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini, intraprese il 28 settembre 2020 e supportate da attività d’intercettazione telefonica e ambientale, hanno permesso di raccogliere gravi indizi nei confronti di Gennaro Marrazzo e Salvatore Panico in relazione alla violenta aggressione, avvenuta quel giorno a Qualiano, a un uomo del luogo semplicemente perché si era lamentato dei rumori provenienti dalla vicina paninoteca.
L’agguato, compiuto poco dopo con l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco nei confronti dell’autovettura in quel momento condotta dalla vittima. Come contorno fu pronunciata anche una frase emblematica: «Porco ti uccidiamo». Secondo l’accusa sarebbe stato il titolare del locale, Giovanni Liccardi, per il quale si procede separatamente, a istigare il 44enne e il 30enne, per i quali non era inizialmente chiaro se già si conoscessero oppure si trovassero per caso nella cittadina a nord di Napoli alla stessa ora e nello stesso posto. Salvatore Panico e Gennaro Marrazzo sono legati, rispettivamente, al clan Vollaro di Portici e al clan Giannelli, attivo tra Bagnoli, Agnano e Cavalleggeri d’Aosta. Oggi si apprende però che, previo pagamento di 500 euro, Liccardo avrebbe affidato l’organizzazione del raid a Massimiliano Esposito e Francesco Celardo (anch’egli giudicato in separata sede), i quali avrebbero poi affidato l’incarico di far fuoco a Marrazzo e Panico. La palla passa adesso al tribunale di Napoli Nord.
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