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07 Giugno 2021 - 06:30
CAMORRA DI SAN GIOVANNI A TEDUCCIOMessaggio audio intimidatorio inviato via messenger. Scontri tra gruppi, l’autore sarebbe un componente dei Reale-Rinaldi
NAPOLI. “Noi i pentiloschi non li accettiamo”. Un messaggio vocale inviato via messenger a Gabriele Salvatore D’Amico, fratello del pentito Umberto “’o lione”, su cui hanno indagato i carabinieri con la Dda arrivando a identificare l’autore della minaccia intimidatorio: un componente dei Reale di rione Pazzigno, con il quale il gruppo di via Nuova Villa alleato dei Mazzarella è in guerra da anni. Ma la vicenda, per la quale l’inchiesta non ha portato ad arresti, è inquietante anche per un altro motivo: l’uso dei social da parte dei clan non soltanto per farsi vedere insieme e rendere pubbliche le amicizie tra le varie famiglie di malavita. Il 7 ottobre 2019 il fratello di Umberto D’Amico ha presentato denuncia per l’audio minaccioso ricevuto via messenger. Allora il congiunto stretto del collaboratore di giustizia ancora non aveva aderito al programma di protezione e continuava a vivere a San Giovanni a Teduccio. Forse per questo dall’account “Patrizia Katia Torres” partì il messaggio, mirato probabilmente a far pressione sul pentito affinché ritrattasse. O semplicemente, ed è l’ipotesi maggiormente seguita dai carabinieri, per infastidire i parenti di “’o lione” rimasti in zona a mò di vendetta. Le indagini partirono immediatamente e il destinatario del messaggio riconobbe la voce di Carmine Reale, uno dei rampolli dei ras del rione Pazzigno alleati dei Rinaldi. Ma la frase, pur ritenuta inequivocabilmente minacciosa da parte della procura antimafia, non è da sola sufficiente per far scattare il reato. Cosicché è probabilmente partita un’inchiesta che però non è sfociata in arresti. Resta la circostanza che i clan in alcuni casi hanno sostituito gli avvertimenti a colpi di pistole con tecniche più moderne, sicuramente meno pericolose per persone innocenti a rischio di essere coinvolte in una sparatoria. Umberto D’Amico è stato particolarmente preso di mira sui social dai Reale e dai Rinaldi. L’8 luglio 2019 cominciò la sua collaborazione con la giustizia e 2 giorni dopo il nostro giornale pubblicò in esclusiva la notizia. Dopo una prima reazione violenta con l’esplosione di un ordigno davanti al portone in cui abitava, sul profilo facebook “Antonio ’o cinese Reale” i commenti si sprecarono: “da leone a gattino” (Rita Rinaldi); “Ahahhahha meno male che questo era quello che doveva comandare” (Olga Carponi Fransuà Rinaldi); “da leone a pecora” (Federica Reale Rinaldi); “Yeahhhhhh” seguita da 4 emoticon raffiguranti la cacca (Francesco Checcolone Iattarelli; “Mò va a fa’ Sanremo” (Ade Giò Agriucci); “Ahahahahahah” (Ciro Sburlino). Tutto ciò non ha comunque impedito al pentito di tirare dritto e contribuire con le sue dichiarazioni a importanti inchieste anticamorra.
in foto _ Umberto D’Amico “’o lione” passato dalla parte dello Stato
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