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08 Giugno 2021 - 07:00
L’ex boss rivela: «Giovanni Salomone ha rischiato di morire»
NAPOLI. «I primi colpi erano indirizzati a me e a mio zio, Salvatore D’Amico, ma colpirono il cancello. Noi riuscimmo a entrare. A sparare fu Salvatore Luongo mentre Carmine Reale guidava lo scooter. Fuori rimasero Giovanni Salomone, il consuocero e Tiziana Siciliano) moglie di Salvatore D’amico, ndr). Luongo vide Salomone e fece fuoco. Noi sentivamo le urla». L’8 luglio 2019 Umberto D’Amico “’o lione”, al primo giorno da collaboratore di giustizia parlò anche del tentato omicidio di Giovanni Salomone in corso Protopisani a San Giovanni a Teduccio, il 13 aprile 2018. Un agguato in cui i bersagli principali erano, come si scopre leggendo le sue dichiarazioni, lui stesso e soprattutto lo zio Salvatore “’ pirata”.
Ma i due uomini furono lesti nel mettersi al riparo mentre Giovanni Salomone si era fermato a parlare, con la testa nel finestrino dell’auto, con il consuocero. Così non si accorse dell’arrivo dei due sicari e fu ferito gravemente al braccio. Ecco alcuni passaggi del verbale d’interrogatorio, tenendo presente che ai presunti responsabili è stato contestato il reato ma il procedimento penale non è sfociato in condanne. «Mio zio Salvatore urlava a Salomone di entrare subito nel cancello ma Salomone non sentiva perché aveva la testa nella macchina del consuocero, Bonavolta. Pertanto Salvatore Luongo lo ha visto e gli ha puntato la pistola contro. Io ho sentito solo i colpi perché ero dentro. Fuori era rimasta la Siciliano, Salomone e Bonavolta. Sono stati esplosi molti colpi, ma non saprei dire quanti. Abbiamo poi sentito le urla della Siciliano e visto Salomone che aveva il braccio ferito. Lo abbiamo portato subito all’ospedale con una macchina». Umberto D’Amico ha poi continuato, ricordando i minuti precedenti alla sparatoria. “Il motorino a bordo del quale i Reale sono venuti era un “Xmax” grigio. I due in sella avevano caschi a scodella e quindi sono riuscito a vederli in faccia.
Li ho riconosciuti subito: erano Salvatore Luongo e Carmine Reale, figlio di “Bibì”. Guidava Carmine, ha sparato Salvatore Luongo. Sarei in grado di riconoscerli in foto; d’altra parte con salvatore Luongo sono stato anche in carcere insieme, a Bellizzi Irpino nel 2013-2015: io poi, nel 2017, sono stato scarcerato. Non ricordo com’erano vestiti, sicuramente di scuro. Avevano delle tute scure e qualcosa che copriva la bocca, ma non gli occhi. Tipo uno scaldacollo nero». Nell’ambito del procedimento penale il gip rigettò la richiesta di ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Luongo e Carmine Reale. Mentre con provvedimento emesso all’udienza del 10 febbraio 2020 il tribunale del Riesame ha accolto l’appello del pubblico ministero. I due uomini comunque, devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Tra i D’Amico e i Reale c’è stata una guerra all’interno della storica faida di San Giovanni a Teduccio tra i Mazzarella (cui sono alleati i “Gennarella” di via Nuova Villa) e i Rinaldi del rione Villa, cui sono legati i ras del rione Pazzigno. Agli atti dell’inchiesta culminata l’altra settimana in 37 misure cautelari sono elencati un centinaio di episodi, tra omicidi, ferimenti e “stese”, tra il 2016 e il 2019.
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