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Omicidio del parcheggiatore: «D’Ausilio e Noto i mandanti»

Omicidio del parcheggiatore: «D’Ausilio e Noto i mandanti»

Delitto Arrigo, il neo pentito rivela: «Sono stato io a finire il caricatore». Esordio in aula per l’ex killer De Falco, trema il “sistema” di Napoli Ovest

NAPOLI. L’ultimo super pentito della camorra flegrea vuota il sacco, per la prima volta in un’aula di tribunale, e lo fa puntando il dito contro l’ultimo reggente del clan un tempo capeggiato dal boss “Mimì ’o sfregiato”. Esordio col botto, dunque, per Alessandro De Falco, killer reo confesso del parcheggiatore abusivo Gaetano Arrigo, il quale ieri mattina, interrogato come teste d’accusa, ha tirato in ballo il ras Antonio D’Ausilio e il collaboratore di giustizia Gianluca Noto: «Sono loro i mandanti dell’omicidio.

Quel giorno ho trascorso il pomeriggio a casa di Noto, dove abbiamo bevuto e ci siamo drogati. Dopo di che mi fu detto che avrei dovuto cercare Arrigo e farmi consegnare i soldi, in caso contrario avrei dovuto sparare». E il killer De Falco optò per la seconda soluzione. Con l’escussione di Alessandro De Falco entra dunque finalmente nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato e che è scaturito dal blitz con cui a metà gennaio è stato disarticolato il nuovo clan D’Ausilio. Il 30enne De Falco, come anticipato dal “Roma” il mese scorso, davanti alla prospettiva di trascorrere dietro le sbarre il resto della propria esistenza ha però deciso di passare tra le fila dei collaboratori di giustizia.

Le sue prime rivelazioni non hanno deluso le attese. Incalzato dalle domande del giudice e del pm Sanseverino, nel corso dell’udienza il neo pentito ha poi dedicato un circostanziato passaggio al coinvolgimento del coimputato Vittorio Albano nella vicenda. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Luca Felaco, stando a almeno a quanto riferito adesso da De Falco, sarebbe, sì, stato presente sulla scena del delitto e avrebbe anche fatto fuoco una volta: «Ma sono stato io a finire il caricatore addosso ad Arrigo, lui l’aveva soltanto colpito alla gamba. Albano in realtà non sapeva nemmeno cosa saremmo dovuti andare a fare. L’ho trovato giù in strada quando scesi dall’appartamento e gli dissi che avremmo dovuto fare un’intimidazione». Un’inedita ricostruzione della vicenda che finisce per cozzare, almeno in parte, con quella in precedenza fornita da Mihai Stanica, anch’egli pentito e anch’egli presente al raid, il quale aveva riferito di un battibecco che quella sera sarebbe avvenuto tra De Falco e Albano in merito a chi fosse stato a sparare uccidendo l’obiettivo designato.

L’udienza celebrata ieri mattina ha poi riservato altri interessanti colpi di scena. Il ras Antonio D’Ausilio ha infatti chiesto la parola e ha ammesso gli addebiti, soprattutto per quanto riguarda le accuse di traffico di droga: reati per i quali si è pubblicamente scusato, spiegando di averli compiuti in un periodo di sbandamento personale e sistematico consumo di sostanze stupefacenti. In ordine all’assassinio di Gaetano Arrigo, ucciso nel gno del 2016 in via Coroglio nell’ambito dello scontro con il rivale clan Giannelli, il boss non ha però fin qui fornito delucidazioni. A seguire anche altri imputati hanno deciso di confessare, nella speranza di riuscire a strappare uno sconto di pena in caso di eventuale condanna. In attesa del verdetto, resta da capire quale sarà l’effettiva portata delle future dichiarazioni di De Falco, il killer che potrebbe spazzare via per sempre le ceneri del clan D’Ausilio

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