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Stesse accuse, due processi: salvo il ras Salvatore Nurcaro

Stesse accuse, due processi: salvo il ras Salvatore Nurcaro

Il Riesame sconfessa la linea dei pm: no all’imputazione per mafia.Ordinanza annullata per il narcotrafficante del clan Reale

NAPOLI. L’ultima maxi-inchiesta che avrebbe dovuto decapitare il nuovo “sistema” di San Giovanni a Teduccio rischia di uscire sempre più polverizzata dal vaglio del Riesame. Dopo i colpi di scena “minori” arrivati nei giorni scorsi, stavolta i giudici delle Libertà hanno alzato il tiro annullando l’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di uno dei personaggi ormai più noti e discussi dell’intera mala di Napoli Est, il capopiazza del clan Reale, Salvatore Nurcaro, alias “’o cacciuottolo”. Il ras balzato alla ribalta della cronaca nazionale per essere stato l’obiettivo dell’agguato che in piazza Nazionale è quasi costato la vita alla piccola Noemi è stato infatti “scagionato” in quanto già coinvolto in un altro procedimento che, come hanno dimostrato i suoi difensori, è stato incardinato sullo stesso quadro indiziario poi confluito nell’ultimo provvedimento. A spuntarla sono state dunque le argomentazioni portate in aula dagli avvocati di Nurcaro, i penalisti Giuseppe De Gregorio e Antonio Iavarone, i quali hanno sostenuto e dimostrato che il materiale accusatorio riportato nell’ordinanza eseguita il 17 maggio scorso è in realtà il medesimo di quello da cui è scaturito il precedente arresto. A cambiare sarebbe stata dunque soltanto l’imputazione finale: associazione per delinquere di tipo mafioso nel primo caso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacente nel secondo.

Il tandem difensivo De Gregorio-Iavarone ha pertanto sollevato la questione del ne bis in idem e della cosiddetta “contestazione a catena”, la quale stabilisce, a tutela dell’indagata, il divieto di diluire le accuse nel tempo. Preso atto dell’abbaglio della Procura, i giudici della dodicesima sezione del tribunale del Riesame non hanno dunque potuto far altro che disporre l’annullamento dell’ordinanza cautelare. Il 33enne originario di Cercola resta ad ogni modo detenuto per l’altro procedimento: in questo caso l’iter giudiziario è appena partito e il processo si sta celebrando con il rito ordinario. Sulla testa di Salvatore “’o cacciuottolo” pendevano le accuse di ben tre collaboratori di giustizia, Umberto D’Amico “’o lione” (ex mazzarelliano di ferro), Gaetano Nunziato (ex affiliato ai Formicola) e Giorgio Sorrentino. Le più recenti, che poi sono anche quelle che hanno consentito la svolta nelle indagini, sono quelle rese dal primo. Umberto D’Amico, già condannato per l’omicidio Mignano, l’8 luglio 2019 ha reso una lunga deposizione in cui descriveva con dovizia di particolari il ruolo che Nurcaro avrebbe avuto all’interno del temibile clan Reale del rione Pazzigno: «Antonio Marigliano lo aveva rifornito di droga e Nurcaro non voleva pagare. Tornando all’agguato a Nurcaro, Umberto Luongo mi disse che Nurcaro si era messo con i Reale anche se a noi non dava fastidio.

Sapemmo che Marigliano lo voleva togliere di torno». Per poi aggiungere: «Quando sono uscito dal carcere nel luglio 2017 ho trovato la seguente situazione. Antonio Marigliano aveva litigato con i Reale perché aveva allacciato una relazione con la fidanzata di Pasquale Reale, figlio di Mario. Nurcaro era con Antonio Marigliano, poi hanno litigato a causa dei debiti di cui ho parlato prima. Luongo mi disse che Nurcaro era tornato con i Reale. Nurcaro ha fermato una piazza di spaccio, quella di Pasquale Urio “’o nano” e di Pasquale Urio “’o grande” figlio di Giovanni». Una storia intricata, fatta di soldi e vendette, di cui Nurcaro non risponderà però più in questo processo

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