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14 Giugno 2021 - 06:15
CAMORRA I tre del commando avevano incassato l’ergastolo in primo e secondo grado. Terremoto in Cassazione, annullata l’aggravante: i sicari tornano alla sbarra
NAPOLI. Il processo d’appello è da rifare e per i tre killer dell’innocente Gennaro Cesarano scricchiolano le precedenti condanne al fine pena mai. Il clamoroso colpo di scena è maturato innanzi ai giudici della Corte di Cassazione, i quali hanno annullato l’aggravante della premeditazione, confermando però per il resto la sentenza, e disposto la celebrazione di un nuovo giudizio di secondo grado. I sicari del clan Lo Russo Luigi Cutarelli, Antonio Buono, Ciro Perfetto e Mariano Torre, quest’ultimo collaboratore di giustizia, tornano dunque a intravedere la speranza di poter lasciare un giorno il carcere. Quello di Genny Cesarano, insieme alla morte violente di Annalisa Durante, è forse uno dei delitti più atroci consumatosi della malanapoli degli ultimi decenni. Il 17enne, risultato quasi subito estraneo alle dinamiche camorristiche del centro storico, venne colpito e ucciso la notte tra il 5 e 6 settembre 2015 in piazza Sanità, durante una stesa ordinata dall’allora capoclan di Miano, Carlo Lo Russo, poi passato anch’egli tra le fila dei collaboratori di giustizia. L’intento era quello di uccidere o intimorire, stando almeno a quanto stabilito adesso dalla Cassazione, alcuni elementi del gruppo malavitoso rivale guidato da Pietro Esposito che gli contendeva il controllo degli affari illeciti nel quartiere. Genny era seduto su una panchina della piazza laddove ora una statua lo ricorda, quando venne colpito. I killer fecero fuoco ben 24 volte. I veri obiettivi del raid se la scamparono. Lui invece venne trafitto a morte da un colpo di pistola che lo centrò alle spalle mentre cercava di guadagnarsi la fuga. Ad eseguire gli ordini del boss “Carlucciello” furono Antonio Buono, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto e Mariano Torre, che in primo grado vennero condannati tutti alla pena dell’ergastolo dal gup Alberto Vecchione: era il 6 dicembre 2017. Alla luce della collaborazione con la giustizia avviata da Torre qualche mese dopo quel verdetti, la quarta sezione della Corte d’assise d’appello decise di ridurre da quattro a tre gli ergastoli: furono confermati quelli emessi nei confronti di Antonio Buono, Luigi Cutarelli e Ciro Perfetto. La pena venne invece ridotta a 16 anni per Torre che con una lettera di scuse rivolta alla famiglia Cesarano rese noto di essersi pentito. Proprio CAMORRA I tre del commando avevano incassato l’ergastolo in primo e secondo grado L’agguato non fu premeditato: appello-bis per i killer di Genny Torre ha in seguito contribuito all’identificazione e alla cattura di un altro uomo del commando, Gianluca Annunziata, anch’egli condannato lo scorso anno al carcere a vita. Carlo Lo Russo, anche lui collaboratore di giustizia, riuscì invece a cavarsela con 16 anni di reclusione sia in primo che in secondo grado. La partita giudiziaria rischia a questo punto di riaprirsi per tutti gli ergastoli, compreso Annunziata, che però è stato giudicato separatamente. Qualora venisse definitivamente cancellata l’aggravante della premeditazione i sicari potrebbero infatti riuscire a schivare la condanna al fine pena mai. Un scenario per il momento soltanto ipotetico, che rischia di riaprire una ferita che sembrava essersi rimarginata per sempre. I parenti dell’innocente Genny Cesarano hanno infatti sempre invocato una condanna esemplare per i responsabili della brutale morte del loro caro.
Nella foto la vittima Gennaro Cesarano; nei riquadri gli imputati Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto, Antonio Buono e Mariano Torre (pentito)
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