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16 Giugno 2021 - 13:26
I Carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, nei confronti di Cosimo Di Lauro, 48 anni, primogenito di Paolo Di Lauro detto "Ciruzzo 'o milionario" e considerato reggente del clan camorristico Di Lauro durante la prima faida di Scampia, e di Nicola Todisco detto "Ninnone", 39 anni, ritenuto anch'egli elemento di spicco del clan.
Entrambi detenuti per altra causa, sono gravemente indiziati dei reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e detenzione e porto abusivo d'armi aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Le indagini riguardano l'omicidio di Massimiliano De Felice, ucciso nel quartiere Scampia a Napoli il 28 novembre 2004 quando era in corso la prima faida di Scampia.
Di Lauro e Todisco sono considerati rispettivamente mandante ed esecutore materiale dell'omicidio di De Felice, che era legato da rapporti di parentela con le famiglie Abbinante e Notturno, all'epoca al vertice della contrapposta alleanza scissionistica. L'omicidio, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, fu una prima risposta al duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, uomini di estrema fiducia di Cosimo Di Lauro, verificatosi un mese prima rispetto a quello di De Felice, il 28 ottobre 2004 e che di fatto segnò l'inizio della contrapposizione tra gli scissionisti, composti dai clan Abete-Notturno, Abbinante, Marino e Amato-Pagano e il clan Di Lauro.
Le attività investigative hanno permesso di ricostruire la dinamica dell'omicidio, nonché di accertare che la vittima è stata colpita al capo ed al torace da molteplici colpi di arma da fuoco e che Cosimo Di Lauro aveva richiesto al gruppo Prestieri, all'epoca articolazione dei Di Lauro dislocato e operante nelle aree cosiddette dell'Oasi del Buon Pastore e dei Sette Palazzi di Scampia, l'esecuzione di un omicidio ai danni della contrapposta "alleanza scissionista".
L'esecutore materiale dell'omicidio, Nicola Todisco, che poteva contare in un rapporto di conoscenza reciproca con la vittima, era ritenuto da quest'ultima un "insospettabile", quindi elemento all'epoca di basso spessore criminale, fattore che non aveva generato alcun sospetto in De Felice. Le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia hanno permesso di stabilire che Todisco, nell'avvicinare De Felice con la scusa di avvisarlo circa la presenza delle forze dell'ordine nei paraggi, lo aveva anche salutato prima di esplodere numerosi colpi di pistola.
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