Tutte le novità
23 Giugno 2021 - 07:00
Il neo pentito di Bagnoli: «Nella fuga massacrammo un innocente».
NAPOLI. Gaetano Arrigo, parcheggiatore abusivo molto conosciuto nella zona di Bagnoli per sua la vicinanza al clan Giannelli, non era - come si suol dire - uno di primo pelo. Viveva la strada, imponeva tangenti estorsive agli automobilisti della movida e sapeva, almeno sulla carta, quali erano i rischi del “mestiere” e le persone da cui guardarsi le spalle. Nonostante ciò, in quella drammatica sera del 17 giugno 2016, un rifiuto pronunciato forse con troppa irriverenza gli è costato la vita: «Scesi dalla macchina e lo chiamai. Venne e gli dissi “ma perché non sei venuto da Gianluca?”. Lui rispose “non posso venire”. Mi gira e me ne stavo per andare, quando lui aggiunse “ma se non vengo che succede? Che succede?”.
Vittorio Albano gli sparò e poi gli sparai anche io». Sono queste le inedite parole con cui Alessandro De Falco, killer del clan D’Ausilio da poche settimane passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, ha ricostruito l’agguato mortale ai danni di Arrigo. Il neo pentito è stato escusso nel corso del processo di primo grado che lo vede imputato per il delitto insieme a Vittorio Albano e quella che ne è venuta fuori è stata un’udienza infuocata, da cui è emersa tutta la spregiudicatezza che può caratterizzare il modus operandi di un sicario di “Gomorra”: «Albano - ha spiegato De Falco al pm Sanseverino - gli sparò alla gamba sinistra. Io non ricordo bene dove lo colpii, ma sparai, sparavo, sparavo, ma sotto effetto dell’alcool. Non mi sono nemmeno reso conto di cosa stessi facendo». Uno di quei colpi, accerti balistici alla mano, centrò Gaetano Arrigo dritto alla testa. Alessandro De Falco ha poi ricostruito anche le fasi subito precedenti il raid, tirando in ballo i presunti mandanti: «Gianluca Noto la mattina mi disse “vai giù a Coroglio da Arrigo e fagli l’imbasciata che deve venire a casa mia. Antonio D’Ausilio aggiunse poi “buttala Alessandro”».
Le rivelazioni di De Falco non sono però finite qui. Nel corso dell’interrogatorio fiume, infatti, il neo collaboratore di giustizia ha anche ricostruito il pestaggio, avvenuto a Cavalleggeri d’Aosta, di un innocente la cui unica “colpa” era quella di trovarsi nel bar del padre di Alessandro Giannelli, nemico giurato dei D’Ausilio, subito dopo il delitto Arrigo: «Fatto l’omicidio - ha messo a verbale De Falco - siccome Giannelli mi voleva uccidere dissi “Lucian (Stanica, ndr) fermati qua, devo sparare nel bar di Giannelli”. Scesi dalla macchina per sparare nel bar e dopo di me Vittorio Albano andò a picchiare quel ragazzo (Danilo Brandi, ndr). Io però non ho dato una mano a quel ragazzo, anzi ho salvato quel ragazzo. Perché lui (Albano, ndr) mi disse “questo è un ragazzo di Giannelli” e io risposti “questo non è un ragazzo di Giannelli, questo è un bravo ragazzo”». Ridotto il malcapitato a una maschera di sangue, il commando si sarebbe allontanato verso Villaricca, dove avrebbe di nuovo raggiunto l’abitazione di Claudio Palma, la stessa in cui «era scoppiata la scintilla per andare giù a Coroglio per ammazzare il parcheggiatore». Accuse pesanti come macigni, che il collegio difensivo (costituito tra gli altri da Luca Felaco e Raffaele Chiummariello) proverà a ridimensionare nelle prossime udienze.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo