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Tangenti in Sma Campania, sprint del pm: 25 alla sbarra

Tangenti in Sma Campania, sprint del pm: 25 alla sbarra

A processo pure l’ex consigliere Passariello e l’ex ispettore Porcini

NAPOLI. Tangenti e sversamenti fuorilegge all’ombra della società in house della Regione Campania, dopo la conclusione delle indagini preliminari - disposta il mese scorso - la Procura chiede e ottiene la fissazione dell'udienza preliminare per venticinque indagati eccellenti: tra loro alcuni dirigenti della Sma Campania, l’ex consigliere regionale Luciano Passariello, ma anche l’ex sostituto commissario in servizio a Ponticelli, Vittorio Porcini. Alla sbarra pure due volti stranoti della malavita di San Giovanni a Teduccio, sponda clan Mazzarella: vale a dire i ras Maurizio Donadeo e Salvatore Fido. Saranno dunque chiamati a presentarsi nell'aula bunker per fine mese Rolando Abbate, Salvatore Abbate “Totore ’a cachera”, Giuseppe Auletta, Andrea Basile, Domenico Boenzi, Giovanni Caruson, Agostino Chiatto, Antonio Cristoforo, Lorenzo Di Domenico, Maurizio Donadeo, Salvatore Fido “’o chiò”, Errico Foglia, Michele Furino, Abramo Maione, Luciano Passariello, Vittorio Porcini, Giacomo Perna, Luigi Riccardi, Vincenzo Riccardi, Vincenzo Riccio, Domenico Sabatino, Salvatore Telesco, Lucio Varriale, Giacomo Coiro e Giovanna Telesco. Del collegio difensivo fanno invece parte gli avvocati Giuseppe Milazzo, Andrea Imperato, Leopoldo Perone, Giovanni Abet, Gino Fulgeri, Giuseppe Ricciulli e Vincenzo Maiello.

A febbraio l’inchiesta aveva portato all’esecuzione di 17 arresti e aveva svelato un giro di fanghi non trattati immessi in mare attraverso il depuratore di Napoli Est, ma anche episodi di presunte soffiate in merito a informazioni investigative fornite ad alcuni imprenditori in odore di mala. È questo, in sintesi, il ritrattato della mala 2.0 che emerge dall’inchiesta che ha portato all’iscrizione di ventotto persone nel registro degli indagati. Sotto la lente della Procura partenopea sono finiti in particolare la partecipata Sma Campania e il commissariato di Ponticelli: ritrovatisi a essere l’epicentro di un terremoto giudiziario. L’indagine ha preso pievasione dell’Iva sul commercio di idrocarburi, oltre che a presunte tangenti. Il tutto sotto l’ombra minacciosa dei clan Mazzarella e Cimmino, oltre che con la sospetta complicità di uomini in divisa che avrebbero fornito informazioni investigative ad alcuni imprenditori in odore di mala.

È questo, in sintesi, il ritrattato della mala 2.0 che emerge dall’inchiesta che ha portato all’iscrizione di ventotto persone nel registro degli indagati. Sotto la lente della Procura partenopea sono finiti in particolare la partecipata Sma Campania e il commissariato di Ponticelli: ritrovatisi a essere l’epicentro di un terremoto giudiziario. L’indagine ha preso piede dalla gestione dello smaltimento dei fanghi non trattati, motivo per il quale c’è anche la contestazione di disastro ambientale nei confronti di alcuni indagati arrestati da polizia e guardia di finanza. Nel mirino la Sma, società che si occupa di rifiuti e depurazione e adesso ritenuta parte offesa. Sono emersi episodi di corruzione, anche di appartenenti alle forze dell’ordine, oltre a gare d’appalto pilotate. La Procura aveva tra l’altro chiesto l’arresto dell’ex consigliere regionale Luciano Passariello ed ex presidente della commissione d’inchiesta sulle partecipate, richiesta tuttavia non accolta dal gip. Tra i coinvolti nell’indagine ci sono Lorenzo Di Domenico, direttore generale pro tempore della Sma, l’ispettore del commissariato di Ponticelli, Vittorio Porcini, Errico Foglia, direttore del depuratore di Acerra e l’ingegnere Giacomo Perna, responsabile della manutenzione Sma.

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