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Ucciso nella lite per gelosia, il killer fa ritrovare la pistola

Ucciso nella lite per gelosia, il killer fa ritrovare la pistola

CASORIA Sulla vicenda piomba l’ombra dell’emergente clan Sannino-Sasso. Omicidio Coppola, Antonio Felli svela il nascondiglio ai pm.

NAPOLI. Ucciso con un colpo di pistola in pieno volto a causa del suo raptus di gelosia, il killer in odore di mala, Antonio Felli, dopo aver amesso le proprie responsabilità in ordine all’omicidio di Gianluca Coppola, decide di vuotare definitivamente il sacco e indica agli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia il luogo in cui, dopo il delitto, ha nascosto l’arma. La nuova svolta sul caso è arrivata ieri pomeriggio nel corso dell’interrogatorio al quale il 27enne, accompagnato dal suo legale, il penalista Dario Carmine Procentese, è stato sottoposto nel carcere di Poggioreale. Un colloquio breve ma intenso, quello avuto con il pm Fulco: dieci minuti scarsi, durante i quali il presunto rampollo dei Moccia ha spiegato di aver nascosto la pistola con cui ha ucciso Coppola in un giardino di via Petrarca, a Casoria, non distante dalla propria abitazione. Sul posto, a strettissimo giro di posta, si sono precipitati i carabinieri che indagano sulla vicenda. L’esito del sopralluogo non è al momento noto, ma in caso di riscontro positivo non è da escludere che Antonio Felli, alla luce del contributo investigativo fornito, possa riuscire in sede processuale a evitare il massimo della pena: vale a dire l’ergastolo. Pesantissima, infatti, l’accusa di cui il 27enne cugino del ras Sabatino Felli deve rispondere: omicidio aggravato dai motivi futili e abietti, delitto tra l’altro aggravato dalla finalità mafiosa. Proprio in merito a quest’ultimo aspetto è recentemente subentrata un’importante novità: la contestazione associativa è infatti mutata dal coinvolgimento del clan Moccia a quello dell’emergente gruppo Sannino-Sasso, al quale Antonio Felli si sarebbe, secondo la ricostruzione della Procura, accostato da qualche tempo. Tornando invece all’interrogatorio di ieri pomeriggio, il giovane assassino, incalzato dai quesiti del pubblico ministero, ha poi negato di aver mai esploso il colpo di pistola che qualche tempo fa ha ferito una ragazza innocente durante una lite alla quale, nel corso di un’intercettazione telefonica, hanno fatto riferimento tra tale De Rosa, cognato della vittima Gianluca Coppola, e Vincenzo Piscopo, parente di Antonio Moccia. Antonio Felli resta al momento l’unica persona indagata per la vicenda: è gravemente indiziato dei tentato omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili, oltre che di detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati entrambi dal metodo e dalle finalità mafiose. Felli, che si trova nel carcere di Poggioreale, è considerato infatti vicino ad ambienti criminali napoletani. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due avrebbero avuto prima una violenta lite in un bar di Casoria, poi Felli si sarebbe allontanato per procurarsi un’arma e tornare dopo pochi minuti, comportandosi con platealità, e aprendo il fuoco contro il 27enne, sparandogli cinque colpi di pistola. Subito dopo l’agguato, il padre di Gianluca Coppola aveva lanciato diversi appelli affinché qualcuno, tra i testimoni presenti sul posto, parlasse. Quasi certo ormai che il movente sarebbe stato quello della gelosia: Felli avrebbe litigato con Coppola e poi aperto il fuoco contro di lui nel corso di una lite scoppiata per motivi di gelosia. Felli, ricostruendo il giorno del raid in sede di convalida, aveva aggiunto che in quel momento aveva agito accecato dall’ira, in quanto in precedenza sarebbe stato a sua volta aggredito dalla vittima, convinta che lui stesse intrattenendo una relazione sentimentale con la sua ex fidanzata. Una vicenda drammatica e dai contorni sconcertanti.

Nella foto la vittima Gianluca Coppola; nel riquadro Antonio Felli, unico indagato per il delitto

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