Cerca

Reddito di cittadinanza a parenti di affiliati al clan Contini, 25 indagati

Reddito di cittadinanza a parenti di affiliati al clan Contini, 25 indagati

Tra i beneficiari anche mogli e figlie dei boss Botta e Bosti

NAPOLI. Erano facili profeti gli oppositori al governo Lega-M5S quando sostenevano che il reddito di cittadinanza sarebbe andato anche a parenti di malavitosi. Lo dimostra l’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli su accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza, che ha abbracciato ben 50 posizioni sospette. Tra gli indagati figurano (come spieghiamo anche nell’articolo in basso) familiari di boss e luogotenenti del clan Contini, egemone nel Vasto-Arenaccia e componente dell’Alleanza di Secondigliano. Tra essi alcuni congiunti di Patrizio Bosti, Rita Aieta, Ettore Bosti, Salvatore Botta e Vincenzo Tolomelli. Non per tutti però è scattato il sequestro dei soldi illecitamente percepiti attraverso l’Inps: complessivamente 270mila euro. Ieri mattina le Fiamme Gialle partenopee hanno eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti di 50 nuclei familiari riconducibili ai Contini.

L'operazione è stata condotta con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, che si è basata sugli accertamenti compiuti dal Gico, guidato dal colonnello Danilo Toma. Investigatori esperti che con pazienza hanno spulciato tra gli atti amministrativi e verificato se quanto scritto sugli atti notori corrispondesse al vero. Alla fine a carico di 25 indagati è scattato il sequestro: a 13 di essi sia la card postale che beni equivalenti alla somma percepita indebitamente; agli altri 12 soltanto la carta di credito con il denaro caricato. Le indagini hanno stabilito che a fare la richiesta del reddito di cittadinanza si erano esposte persone incensurate, apparentemente in regola con i requisiti per ottenere il beneficio statale, i quali però avevano omesso di dichiarare all'Inps la presenza di familiari condannati o sottoposti a misure cautelari per reati associativi di tipo mafioso. Il clan Contini è egemone a Napoli, nei quartieri Vasto, Arenaccia e San Carlo all'Arena e notoriamente in grado di infiltrarsi efficacemente nel tessuto sociale ed economico, anche legale, partenopeo.

Proprio per questo l'attività investigativa è stata condotta dal Gico, gruppo specializzato nelle operazioni anticamorra e negli accertamenti economico-finanziari complessi. I controlli delle Fiamme Gialle sono stati eseguiti anche in virtù di una normativa, quella sul reddito di cittadinanza, molto rigorosa sull'obbligo di indicare, nella domanda, l'inesistenza nel proprio nucleo familiare di soggetti con trascorsi per reati associativi di tipo mafioso. Scattano altrimenti, come in questo caso, le procedure di revoca del beneficio, in stretta collaborazione con l'Inps. Complessivamente sono state sequestrate somme per circa 270.000 euro indebitamente percepite dagli indagati nel periodo aprile 2019-novembre 2020. Oltre che le carte prepagate utilizzate per l'erogazione del beneficio. Gli accertamenti economico-patrimoniali condotti dalle Fiamme Gialle hanno messo inoltre in luce un tenore di vita, per alcuni, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, come dimostrato dall'acquisto di beni di lusso e dalla frequentazione di rinomate località vacanziere in Italia e all'estero. Le perquisizioni e i sequestri sono stati eseguiti in diverse zone di Napoli, (Avvocata, Borgo Sant'Antonio Abate, Poggioreale, San Carlo all'Arena, San Lorenzo, Scampia, Stella, Vicaria), e nei comuni di Quarto, Sant'Antonio Abate, Cicerale (Salerno), oltre che a Reggio Emilia. Sottoposte a perquisizione anche le sedi di 4 centri di assistenza fiscale (Caf) operanti a Napoli e provincia, utilizzati dai percettori del sussidio per la presentazione delle domande.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori