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08 Luglio 2021 - 17:45
È stata condannata a due anni per omicidio colposo, la pediatra che aveva in cura la piccola Nicole Zacco, la bimba di quattro anni morta nel 2018 a causa di un’otite non curata.
«Finalmente giustizia per mia figlia»
«Volevo arrivare ad una sentenza per dare un briciolo di giustizia a quanto accaduto alla mia bambina.
Non per cercare le colpe, ma perché morti assurde come queste non si ripetano più» dice Mattia Zacco lasciando il tribunale dopo la condanna pronunciata dai giudici nei confronti della pediatra della figlia.
Mattia è il padre di Nicole, la bambina morta ad aprile 2018 per un’infezione che si era sviluppata da un’otite non vista. E non curata. Nicole era l’unica figlia della famiglia di Gottolengo.
Oggi padre e madre sono genitori di una bimba nata nel gennaio 2020 e ad agosto vedrà la luce un maschietto.
«Non sa quante volte mi sono chiesto dopo il dramma vissuto, se sono stato un bravo papà. Se abbiamo avuto colpe io e mia moglie, se ne hanno avute altri» racconta l’uomo.
Per la morte di Nicole erano inizialmente finiti sotto indagine 15 medici, tutti quelli che avevano visitato Nicole, dalle pediatre, ai medici dell’ospedale di Manerbio, della Poliambulanza e del Civile.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia.
L’avvocato della dottoressa aveva chiesto l’assoluzione.
I consulenti medici della Procura di Brescia, a proposito dell’imputata, avevano scritto: “Superficiale e poco accorta”.
La piccola infatti non aveva ricevuto cure tempestive e aveva avuto un ascesso cerebrale.
Dopo essere stata operata d’urgenza, la piccola era morta.
La Procura aveva poi aperto le indagini: inizialmente erano indagati 15 tra medici e operatori sanitari, poi erano state concentrate sulla pediatra.
Per i consulenti medici infatti “la dottoressa avrebbe dovuto impostare una antibioticoterapia e richiedere una visita otorinolaringoiatrica”.
La notizia aveva sconvolto l’intera comunità di Gottolengo dove la piccola risiedeva con la sua famiglia.
Qualche giorno dopo il suo decesso, sulla pagina Facebook dell’asilo era apparsa un’immagine di una candela.
Il piccolo comune si era stretto intorno alla famiglia, devastata dalla tragedia.
Sconvolto anche il parroco che a aveva spiegato che “si sarebbe potuto fare di più”.
Dopo la tragedia anche il ministero della Salute aveva posto l’attenzione sul caso inviando una task force nelle strutture coinvolte nella vicenda.
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