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Pistola contro il rapinatore, Paparo resta dietro le sbarre

Pistola contro il rapinatore, Paparo resta dietro le sbarre

IL CASOGuerriglia dopo la vittoria, la difesa pronta a ricorrere al Riesame. Per il pm il 47enne ha agito «da sceriffo». Pugno duro del gip. 

NAPOLI. Notte apocalittica a Napoli dopo la vittoria degli Europei, il giudice per le indagini preliminari ricorre al pugno duro anche per Giuliano Paparo. Il 47enne secondiglianese rimane infatti ancora dietro le sbarre di Poggioreale per l’accusa di porto d’arma in luogo pubblico. Il pronunciamento del gip ha lasciato di sasso la difesa di Paparo, rappresentata dall’avvocato Michele Caiafa, che in sede di udienza di convalida aveva sostenuto a gran voce che l’unico motivo per il quale il proprio assistito impugnava la Taurus 38 era per tenere “sotto controllo” il giovane rapinatore Marcello Sorrentino, a cui pochi istanti prima l’aveva sottratta durante una feroce colluttazione. In quelle fasi di pura concitazione, vale la pena ricordarlo, era rimasto gravemente ferito anche un assistente capo della polizia di Stato, ancora ricoverato in condizioni critiche, ma non in pericolo di vita. Il gip ha invece escluso per Paparo l’accusa di tentata rapina, rivelatasi frutto di una mera calunnia imbastita da alcuni conoscenti di Sorrentino. Nonostante ciò il giudice ha ritenuto di non dover concedere gli arresti domiciliari al 47enne, per il quale ha dunque disposto la custodia cautelare in carcere. Il difensore Caiafa, ritenendo spropositata la decisione del magistrato, si prepara dunque a ricorrere al tribunale del Riesame, il quale nelle prossime settimane potrebbe ammorbidire la misura restrittiva emessa a carico dell’uomo. Posizione ben più complessa, invece, per il 22enne Sorrentino, che, accusato di tentato omicidio e rapina, potrebbe rimanere in cella ancora per diverso tempo. Anche per lui il gip ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nella notte brava del dopo ItaliaInghilterra in corso Garibaldi è successo di tutto tra rapine, uno speronamento per vendetta, il tentato omicidio di un coraggioso poliziotto intervenuto disarmato per bloccare i malviventi e l’auto ferimento di un 22enne del Borgo Sant’Antonio Abate, che si è sparato a una caviglia nel corso della colluttazione con l’agente. Alla fine in manette è finito Marcello Sorrentino, già noto alle forze dell’ordine ma senza legami con la criminalità organizzata. In questura ha confessato, dopo che gli investigatori della Squadra mobile della questura l’avevano identificato e rintracciato. Mancano però all’appello i complici, di cui non ha parlato. Il fermo disposto dalla Procura si reggeva sulle immagini della telecamera di un negozio, su un riconoscimento e sull’analisi del sistema “cattura targhe”. Il primo bilancio dell’indagine comprende anche il fermo per possesso di pistola e la denuncia a piede libero per tentata rapina e lesioni a carico di Giuliano Paparo, alla guida di una Mercedes che ha investito il motorino con i due rapinatori in sella: Marcello Sorrentino e un complice fuggito a piedi. Il 47enne è il padre di una 18enne alla quale questi ultimi avevano poco prima portato via un Honda “Sh” nuovo di zecca. L’uomo, napoletano di Secondigliano, anch’egli ferito a una gamba da un colpo partito nel corso di una colluttazione con Sorrentino, entra nella vicenda perché va a prendere la figlia rimastaa piedi in piena notte lontano da casa e agisce d’impulso quando la congiunta gli grida improvvisamente: “Papà, sono quelli là che mi hanno fatto la rapina”. Li investe con l’auto, disarma il 22enne e con la Taurus di quest’ultimo, secondo l’accusa della procura, minaccia una giovane donna affinché gli consegni il mezzo su cui viaggiava. Un atteggiamento che il pm ha descritto «da sceriffo».

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