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28 Luglio 2021 - 15:30
Ampie porzioni di costa della Penisola Sorrentina “completamente desertificate" dall'azione predatoria dei “datterari". È quanto emerso dagli accertamenti effettuati dalla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli sull'impatto derivante dalla raccolta di frodo del dattero di mare nei tratti di costa interessati dalle indagini della Procura di Torre Annunziata, culminate oggi nell'esecuzione di 21 misure cautelari nei confronti di altrettanti componenti di un'organizzazione criminale dedita alla raccolta illegale di datteri di mare.
Nei loro confronti si procede per disastro ambientale, rappresentato, secondo la Procura oplontina, dalla distruzione completa della comunità di organismi "bentonici" che insistevano sullo strato superficiale delle rocce, fino a 10-15 metri di profondità, con conseguente "disequilibrio ambientale" che ha portano ad "alterazioni irreversibili dell'ecosistema marino" con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità e la "perdita di importanti servizi eco-sistemici".
È stata constatata inoltre "l'alterazione irreversibile del sistema costiero, derivante dalla perdita irreversibile del 'bene geologico' identificato nelle formazioni di roccia carbonitica di particolare pregio naturalistico-geologico, derivanti da attività di organismi come coralli e lamellibranchi presenti sotto forma di resti fossilizzati all'interno della massa rocciosa in un intervallo temporale di circa 150 milioni di anni".
La raccolta di frodo ha inoltre alterato irreversibilmente i rilievi sommersi con "conseguente modifica ed alterazione della direzione, del tipo di flusso e dell'energia delle correnti locali che si originano dall'interazione con la circolazione superficiale, con conseguenze sul transito sedimentario e sui processi di erosione e sedimentazione che agiscono sul fondo del mare, cagionando comunque delle alterazioni dell'equilibrio dell'ecosistema marino e costiero la cui eliminazione risulta notevolmente complessa da un punto di vista tecnico e particolarmente onerosa in termini economici".
Il disastro ambientale è aggravato dal fatto di essere stato prodotto all'interno dell'Area marina protetta di Punta Campanella e della Ztb (Zona Tutela Biologica) del Banco di Santa Croce e ai danni dell'habitat di scogliera della Penisola Sorrentina, incluso nella Direttiva Habitat come habitat d'interesse comunitario e di tutte le specie ad esso associate, e in danno di una specie protetta, il cosiddetto dattero di mare.
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