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Tangenti e veleni, in otto scelgono il patteggiamento

Tangenti e veleni, in otto scelgono il patteggiamento

Libero il sostituto commissario di Polizia, Vittorio Porcini

NAPOLI. Per l’inchiesta Sma, quella sui giro di tangenti sui fanghi velenosi che a febbraio scorso scosse il mondo politico campano, ieri è stato il giorno dei patteggiamenti. In 8, fermo restando la possibilità dell’appello, hanno chiuso la vicenda giudiziaria (pubblichiamo l’elenco a parte): tra essi l’ingegnere Giacomo Perna, l’imprenditore Salvatore Abbate e il sostituto commissario di polizia Vittorio Porcini, tornato libero dopo 6 mesi di domiciliari. Era finito nell’indagine per delle intercettazioni telefoniche e ambientali che nulla c’entravano con lo smaltimento illecito dei rifiuti. Il 24 febbraio scorso scattarono 3 arresti in carcere, 14 ai domiciliari e 2 sospensioni per sei mesi dall'esercizio delle funzioni pubbliche. C’era secondo la procura l'ipotesi di tentata corruzione che coinvolgeva un ex consigliere regionale e il sospetto che fanghi prodotti dai depuratori fossero stati sversati in mare.

Ecco alcuni capitoli dell'indagine condotta dalla squadra mobile della questura e dalla Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Napoli, sulle attività della “Sma” Campania, la società in house della Regione che si occupa del risanamento ambientale. Gli indagati sono complessivamente 28. Uno degli episodi coinvolgeva Luigi Riccardi, coordinatore degli impianti di depurazione della “Sma” e il direttore del depuratore di Acerra. Intercettati a febbraio 2018, quando l’inchiesta era entrata nel vivo, i 2 uomini parlavano dei fanghi prodotti dai depuratori di Acerra e Marcianise. Diceva Riccardi: "No Erri', la cosa brutta sai qual è? Che dall'8 febbraio a oggi sono stati buttati i fanghi a mare. Lo sto ripetendo al mondo intero".

Riccardi e Foglia furono messi ai domiciliari e come tutti gli indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.È stata revocata su richiesta della Procura l'ordinanza di arresti domiciliari nei confronti dell'imprenditore Giovanni Caruson, in passato accostato alla mala del Vomero, perché già detenuto per droga. Nel corso della perquisizione a casa dell'imprenditore Salvatore Abbate, raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, fu sequestrata dagli investigatori una somma di denaro in contante custodita pacchi. Una quantità ritenuta così rilevante "che si ha difficoltà anche a contarla", sottolinearono gli inquirenti. Nel mirino sono finiti anche presunti esponenti della malavita del Voduccio: Andrea Basile, Maurizio Donadeo e Salvatore Fido. L’indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Melillo con i pm Henry John Woodcock e Ivana Fulco, si è incrociata nella fase iniziale con l'inchiesta giornalistica di Fanpage sui rifiuti che 2 anni fa scosse il mondo politico campano. Nel procedimento penale sono impegnati gli avvocati Ernesto Von Arx, Leopoldo Perone, Andrea Imperato, Riccardo Moschetta, Maria Padovani, Giovanni Abet, Giuseppe Milazzo, Mauro Zollo, Giovanna Meloro, Roberto Saccomanno, Francesca Morra, Giuseppe Ricciulli, Alfredo Capuano.

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