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31 Luglio 2021 - 07:00
I retroscena dell’indagine sui fanghi velenosi e tangenti
NAPOLI. Salvatore Abbate come John Davison Rockefeller, l’imprenditore americano che portò la sua azienda a un’espansione senza precedenti. Nel suo piccolo “Totore ’a cachera”, 53enne residente a Volla, si comportava come il re del petrolifero morto nel 1939. Consegnava mensilmente cinquemila, 7mila o 10mila euro di tangenti a funzionari e faccendieri, senza contare il riciclaggio di danaro svolto per conto di Salvatore Fido “’o chio’”, ras dei Mazzarella che prima di essere arrestato si occupava della parte finanziaria del clan. Salvatore Abbate, che ha patteggiato davanti al gup una pena a 4 anni di reclusione, sta collaborato con gli inquirenti e ha ammesso tutti gli addebiti, ricostruendo il giro di mazzette indicando nomi e cognomi, compreso quello di Salvatore Fido (nella foto). “So chi “’o chiò”. Ho ceduto alla sua richiesta di riciclare soldi sapendo che si tratta di uno di “mezzo alla via” e dunque per paura di ritorsioni”, ha messo a verbale lo scorso 22 luglio, giorno in cui ha deciso di passare dalla parte dello Stato. Proseguendo negli interrogatori ha raccontato come era stato costretto a pagare, lui che prima si occupava del depuratore di Napoli est, per continuare a lavorare. “L’ho fatto per non chiudere la mia azienda”. Il 24 febbraio scorso scattarono 3 arresti in carcere, 14 ai domiciliari e 2 sospensioni per sei mesi dall'esercizio delle funzioni pubbliche.
C’era secondo la procura l'ipotesi di tentata corruzione che coinvolgeva un ex consigliere regionale e il sospetto che fanghi prodotti dai depuratori fossero stati sversati in mare. Ecco alcuni capitoli dell'indagine condotta dalla squadra mobile della questura e dalla Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Napoli, sulle attività della “Sma” Campania, la società in house della Regione che si occupa del risanamento ambientale. Gli indagati sono complessivamente 28. Uno degli episodi coinvolgeva Luigi Riccardi, coordinatore degli impianti di depurazione della “Sma” e il direttore del depuratore di Acerra. Intercettati a febbraio 2018, quando l’inchiesta era entrata nel vivo, i 2 uomini parlavano dei fanghi prodotti dai depuratori di Acerra e Marcianise.
Diceva Riccardi: «No Erri', la cosa brutta sai qual è? Che dall'8 febbraio a oggi sono stati buttati i fanghi a mare. Lo sto ripetendo al mondo intero». Riccardi e Foglia furono messi ai domiciliari e come tutti gli indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. È stata revocata su richiesta della Procura l'ordinanza di arresti domiciliari nei confronti dell'imprenditore Giovanni Caruson, in passato accostato alla mala del Vomero, perché già detenuto per droga. Nel corso della perquisizione a casa dell'imprenditore Salvatore Abbate, raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, fu sequestrata dagli investigatori una somma di denaro in contante custodita pacchi. Una quantità ritenuta così rilevante "che si ha difficoltà anche a contarla", sottolinearono gli inquirenti. Nel mirino sono finiti anche presunti esponenti della malavita del Vomero e di San Giovanni a Teduccio: Andrea Basile, Maurizio Donadeo e Salvatore Fido.
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