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Tradimenti, sospetti e agguati: in manette il ras dei “Capitoni”

Tradimenti, sospetti e agguati: in manette il ras dei “Capitoni”

Svolta dopo 13 anni, l’ex boss indica i killer ma Enzo Siniscalchi resta libero.Tentato omicidio Imperatrice, ok del Riesame all’arresto di Marco Corona

NAPOLI. Da “Beautiful” al tremendo spargimento di sangue il passo è stato brevissimo. Nella primavera del 2008 è bastato un semplice sospetto, al quale ha fatto seguito il pestaggio della persona “sbagliata”, per innescare la furia dei killer. Ciro Imperatrice, cognato del ras dei “Capitoni” Giuseppe Tipaldi, riuscì miracolosamente a sopravvivere ai numerosi colpi di pistola che il gruppo di fuoco gli esplose contro, ma il suo ferimento è rimasto avvolto nella nebbia per oltre dieci anni. Adesso, grazie alle inedite dichiarazioni dell’ex capoclan Antonio Lo Russo, il caso sembra essere finalmente arrivato a un primo, determinante punto di svolta. Il tribunale del Riesame ha infatti accolto l’appello della Procura, disponendo l’arresto del 35enne Marco Corona, alias “’o cinese”, già detenuto per associazione di tipo mafioso. Dalla lettura degli atti emerge che Corona non è però l’unico indagato.

Del tentato omicidio di Imperatrice rispondono anche il defunto Raffaele Stravato e il capozona, nonché ex genero di Mario Lo Russo, Vincenzo Siniscalchi: per quest’ultimo, difeso dall’avvocato Giovanni Abet, già il gip aveva respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere e, nonostante la contestuale accusa di traffico di droga, il pm non ha in seguito deciso di presentare appello ai giudici delle Libertà: per questo motivo il 45enne rimarrà indagato a piede libero fino all’eventuale sentenza di condanna. Di assoluta consistenza l’imputazione di cui Corona e Siniscalchi devono rispondere: i due sono infatti sospettati di essere i responsabili del tentato omicidio di Ciro Imperatrice, ridotto in fin di vita nell’agguato teso poco dopo la mezzanotte del 16 maggio del 2008. Per venire a capo del caso sono stati però necessari oltre dieci anni di indagini. La svolta, in particolare, è arrivata grazie al pentimento del boss Antonio Lo Russo, il quale, nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 28 febbraio del2017, ha rivelato agli inquirenti della Dda: «Questo agguato è stato fatto da Vincenzo Siniscalchi e Marco “’o cinese”. A sparare è stato Siniscalchi, ma con lui c’era anche Marco “’o cinese”».

Ricostruendo la vicenda, l’ex ras ha poi aggiunto: «Noi sapemmo che era stato fatto... era di sera, era tardi, se non ricordo male, che era stato sparato un ragazzo fuori alla chiesa di San Gaetano. Ci informammo per sapere chi era e venimmo a sapere che era il cognato di Peppe “’a Recchia” (Giuseppe Tipaldi, fratello del killer Massimo, ndr). Chiamammo Peppe “’a Recchia”, ma non ricordo con chi stava». Da brividi il movente ricostruito dagli inquirenti. Stando a quanto riportato nell’ordinanza, l’agguato sarebbe scattato perché Anna Tipaldi (all’epoca compagna di Imperatrice), «era stata vista, sembrerebbe da Imperatrice e dallo stesso Peppe “’a Recchia”, mentre si trovava in macchina con un ragazzo che aveva una macelleria, circostanza per la quale Giuseppe Tipaldi aveva picchiato prima la sorella e poi il macellaio. Quest’ultimo aveva raccontato tutto al suo amico Vincenzo Siniscalchi, il quale per tutta risposta, si recò immediatamente a sparare al fidanzato della Tipaldi, Ciro Imperatrice». Ma proprio per Siniscalchi ad oggi niente manette.

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