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05 Agosto 2021 - 07:00
I tre avrebbero massacrato un tossico e un affiliato ai D’Amico. Nuova tegola giudiziaria per i rampolli Pasquale e Vincenzo
NAPOLI. Regolamenti di conti e scie di sangue all’ombra della mala di Napoli Est, una nuova tegola giudiziaria si abbatte sulla testa dei ras del rione Pazzigno di San Giovanni a Teduccio. Pestaggi e spari per punire un cliente che non aveva pagato alcune dosi di droga e un’aggressione violenta riservata a un esponente del rivale clan D’Amico-Mazzarella. Sono accusati di questo Pasquale Reale, Agostino Notturno e Vincenzo Reale, di 25, 23 e 24 anni con precedenti e arrestati dai poliziotti della Squadra mobile di Napoli diretta da Alfredo Fabbrocini: sono tutti gravemente indiziati in concorso di lesioni aggravate con l’ulteriore aggravante del metodo e della finalità mafiosi.
Le indagini, svolte tra novembre del 2017 e agosto del 2019, supportate da dichiarazioni testimoniali e di collaboratori di giustizia, da attività tecnica e dall’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, hanno permesso di raccogliere elementi probatori nei confronti dei tre i quali, avvalendosi della forza intimidatrice del gruppo criminale di appartenenza, operante nel quartiere San Giovanni a Teduccio, avrebbero effettuato la sera del 14 novembre del 2017 un’aggressione armata quale ritorsione per un mancato pagamento di sostanza stupefacente ai danni di un loro cliente inadempiente, e nel 2019 avrebbero attuato una violenta aggressione in danno di un soggetto legato all’avversa organizzazione criminale, il gruppo D’Amico, operante nello stesso territorio, giungendo a speronare una volante della polizia di Stato intervenuta sul posto. I due Reale arrestati ieri mattina, nonostante la giovane età, sono già da tempo noti agli archivi delle forze dell’ordine: entrambi, oltre ad avere diversi precedenti alle spalle, sono tra l’altro i nipoti del boss detenuto Patrizio. Nel dettaglio, invece, Vincenzo è il figlio defunto Antonio, Pasquale di Mario. I loro nomi era tornati alla ribalta della cronaca locale appena pochi mesi fa, in occasione dell’ultimo maxi-blitz che, con l’esecuzione di quasi quaranta arresti, ha messo alle corde i clan Reale-Rinaldi, Formicola e Silenzio. Bombe, stese a suon di armi da guerra e tre tentati omicidi. Ma anche l’uso sfacciato dei social network per mostrare la propria forza militare e, soprattutto, ostentare ricchezza agli occhi dei rivali.
C’è questo e molto ancora tra le pieghe del l’inchiesta che il 17 maggio scorso ha spazzato vie le nuove leve della mala di San Giovanni. Una retata colossale che consentito a inquirenti e forze dell’ordine di infliggere un nuovo, ennesimo, duro colpo ai clan Rinaldi-Reale, Silenzio e Formicola: in pratica quasi tutti i principali cartelli di camorra del quartiere orientale. A entrare in azione erano stati i poliziotti della Squadra mobile e de commissariato San Giovanni-Barra, i quali hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 37 ras e affiliati, gravemente indiziate dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco aggravati. Il provvedimento ricostruisce l’esistenza del cartello criminale Rinaldi-Reale-Formicola, operante, prevalentemente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio ma con ramificazioni in altre zone della città di Napoli nell’ambito della sfera di influenza, direzione e controllo dell’Alleanza di Secondigliano in contrapposizione con il clan Mazzarella. Anche in quella retata furono coinvolti i due rampolli dei Reale. Per loro, vista la nuova accuse, le grane non sembrano ancora finite.
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