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09 Agosto 2021 - 07:00
La 70enne ferì la fidanzata della nipote dopo la vendita di una villa. La capoclan ha “sostenuto” un candidato alle Regionali
NAPOLI. Coltellate e minacce alla compagna della nipote, impossessatasi dei proventi della vendita di una villa: lady camorra risolve di persona i problemi più spinosi, nella gestione del clan come negli affari di famiglia. Le intercettazioni raccolte durante l’inchiesta che ha portato al fermo di Maria Licciardi, 70 anni, boss tra i più potenti della camorra napoletana, confermano il profilo delineato in anni di cronache giudiziarie: donna fredda, lucida, dalla moderna mentalita’ imprenditoriale ma anche dura e inflessibile. Come quando convoca un esponente di un clan alleato, reo di aver contattato un politico a lei vicino senza chiederle prima il permesso; e nell’occasione lo rimprovera per non aver portato abbastanza voti a quel candidato, che non era stato eletto alle regionali del 2020 in Campania. Oggi si terrà a Rebibbia l’udienza di convalida del fermo della boss, bloccata prima dell’alba di sabato a Ciampino dai carabinieri del Ros mentre stava per imbarcarsi su un volo per la Spagna con un biglietto di sola andata. In quest’occasione il boss del clan Licciardi non sarà difesa dall’avvocato Dario Vannetiello che riuscì a ottenere dal Riesame l’11 luglio 2019 l’annullamento della misura cautelare. Raggiunto dall’Ansa, l’avvocato Dario Vannetiello ha spiegato che «Maria Licciardi non potrà per ora avvalersi, né in sede di interrogatorio di convalida, né in sede di eventuale giudizio innanzi al Tribunale del Riesame, del mio aiuto, avendo oramai da due anni, deciso di assumere nuovi incarichi professionali solo innanzi alla Suprema Corte di Cassazione».
Negli ultimi giorni gli investigatori avevano notato segnali di nervosismo nel clan, e conoscendo la capacità di dileguarsi di lady camorra - pronta a nascondersi ai primi segnali di pericolo, già sfuggita due volte all’arresto in passato - non hanno voluto correre rischi. Il pool che indaga sulla boss (sostituti procuratori Giuseppina Loreto, Celeste Carrano e Antonella Serio) ha subito disposto il fermo.Quando Licciardi si è vista circondare dai militari ha perso solo per un istante la sua proverbiale freddezza: all’invito a rimanere calma, ha risposto sbottando «ma quale calma, mi state arrestando». La strategia difensiva dovrebbe consistere nel negare ogni addebito e presentarsi come una casalinga. Agli atti dell’inchiesta ci sono però numerose intercettazioni da spiegare, come quella sul candidato alle Regionali. In un colloquio registrato il 29 giugno scorso un uomo del clan Mallardo, a casa della Licciardi, prova a giustificarsi per la mancata elezione: «Qualcosa gliel’ho fatto prendere laggiù... mi sono impegnato... mo’ a prescindere che non è salito (non è stato eletto, ndr)...». Lady camorra lo fulmina: «No! Ci volevano 2.500... e loro non sono arrivati nemmeno a... erano 900».
Un’altra intercettazione mostra la risolutezza con cui gestisce uno spinoso affare di famiglia. Sua nipote intrattiene una relazione sentimentale con una donna, e quest’ultima si fa consegnare dalla compagna 450mila euro ricavati dalla vendita di una villa di famiglia. La circostanza viene riferita a “zia Maria” dal fratello della vittima del plagio, che propone di vendicare l’affronto sfregiando il viso della “colpevole”. Ma Maria Licciardi boccia l’idea e decide di risolvere personalmente la questione. Il 24 aprile scorso, secondo le attività di intercettazione dei carabinieri del Ros, coordinate dalla DDa, lady camorra si fa accompagnare a casa della fidanzata della nipote: prima la accoltella a una gamba e a un braccio, e poi la minaccia, pesantemente («...attacco i nipoti tuoi dietro alla macchina e ti faccio piangere senza mazzate...»), per costringerla a riconsegnare la somma. La ragazza ha due mesi per restituire il denaro, poi dovrà lasciare Napoli definitivamente. È la sentenza, inappellabile, di Maria Licciardi.
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