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11 Agosto 2021 - 07:00
Chiusi per un provvedimento del Comune che si rifà ad una segnalazione di dissesto idrogeologico
NAPOLI. Confusione. Tremenda confusione. Il provvedimento dell’Ufficio Suap del Comune datato 9 agosto che ha revocato “in autotutela’’ le concessioni della Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) ai lidi di Posillipo e Marechiaro a causa del ravvisato pericolo di frane e dissesto idrogeologico, con un rischio R3, cioè probabilità alta di “fenomeni franosi e inondazione’’, non ha fatto altro che generare caos. Alcuni stabilimenti balneari sono rimasti comunque aperti pur in qualche modo investiti della problematica e quindi dovendo rispettare, cosa evidentemente non fatta, le nuove indicazioni provenienti dall’Ufficio dello Sportello Unico per le Attività Produttive.
Altri hanno bloccato buona parte delle proprie attività smontando le attrezzature di solito utilizzate per accogliere i clienti, mentre nelle aree delle spiagge libere i bagnanti si sono comportati come al solito: tintarella di sole e tuffi, dove consentito dalla balneabilità delle acque. Per tutta la giornata di ieri sono andate avanti le riunioni a Palazzo San Giacomo per trovare una soluzione e attenuare gli effetti negativi della decisione precedentemente assunta e placare gli animi dei gestori, decisamente sul piede di guerra. Le parole di Mario Mora, gestione del Lido Bagno Elena ne riassumono i sentimenti. «A pochi giorni da Ferragosto quanto sta accadendo rischia di rovinarci sul serio. Io non mi spiego come si possa essere così superficiali nell’assumere certe decisioni. È una vergogna che Napoli non merita». Il Lido Bagno Elena a seguito del provvedimento del Comune ha funzionato soltanto nella sua parte elioterapia mentre il resto della struttura è rimasta sostanzialmente ferma, con appunto le attrezzature non utilizzate, con una palese diminuzione del numero di clienti e quindi di incassi. Morra è un fiume in piena e non manca di sarcasmo.
«Alle spiagge libere della rotonda Diaz, o nei dintorni di altri lidi ho visto le persone andare come se niente fosse. Anzi, c’erano i dipendenti comunali a presidio e a tutela. Mi viene da pensare che se il Comune lì ha costruito il Mose per evitare frane e inondazioni. Se è così, ci faccia allora capire perché non lo installano anche da noi. Speriamo che quest’anomalia venga sanata». La decisione degli uffici comunali recepisce una Circolare dell’Autorità di Bacino Distrettuale che si basa si una carta di rischio da inondazione ed erosione della costa bassa di Napoli risalente negli anni, addirittura al 2008. La decisione del Suap, con l’atto firmato dal responsabile unico del procedimento, l’architetto Patrizia Ongeri, si basa sulle evidenze sottolineate dal Servizio Difesa Idrogeologica del Territorio e cioè: «Emergono evidenti profili di criticità connessi alla sussistenza di condizione di rischio elevato idrogeologico, da frana, da inondazione, da erosione, che non possono ritenersi superabili sul solo presupposto della temporaneità delle installazioni/strutture e che, pertanto, richiedono l’adozione di preventive, idonee e debitamente attestate misure di mitigazione dei rischi da sottoporre alle valutazioni degli organi competenti in osservanza del vigente Piano Stralcio (Pai) e, più in generale, del quadro normativo di riferimento».
Tradotto: smontare le attrezzature e salvaguardare l’incolumità delle persone. Principio giusto ma che i gestori dei lidi, quelli maggiormente zelanti, non accettano non sull’aspetto della tutela della salute ma per una tempistica quantomeno anomala visto che zitto zitto, quatto quatto il periodo di maggiore afflusso dei bagnanti estivi si avvia a vivere il suo epilogo visto che il Ferragosto oramai è alle porte. A meno che dal Comune e dal Suap non si trovi una soluzione, chissà quanto scorciatoia, che permetta di salvare il salvabile di un’estate 2021 già fortemente compromessa delle regole anti contagio da Covid.
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