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22 Agosto 2021 - 16:00
Il 30enne ucciso lo scorso giugno si era avvicinato ai Pecorelli
Ora che è più chiaro lo scenario in cui è maturato l’ultimo omicidio di Miano, quello di Antonio Avolio, gli investigatori avrebbero due importanti certezze: il 30enne era vicino al gruppo Pecorelli di “Miano di sotto” e l’agguato sarebbe partito dal clan di “Miano di sopra” (gruppo Scognamiglio e altri). Ciò ha comportato un’accelerazioni nelle indagini che potrebbe a breve portare a qualche risultato, a cominciare dall’individuazione degli esecutori materiali del delitto.
Era il 24 giugno scorso e da allora sono accaduti diversi eventi gravi fino alla “stesa” di 4 notti fa in vico secondo del Ponte, compresa una fragile tregua che i protagonisti della guerra hanno già rotto.
Gli sviluppi nelle investigazioni sull’ennesima faida di Miano, orfana di un clan molto più forte dopo la scomparsa dei Lo Russo, hanno anche portato a escludere collegamenti tra l’omicidio di Antonio Avolio e quello di Salvatore Milano (24 aprile scorso), così come con il ferimento di Bernardo Torino (24 febbraio). Episodi, questi ultimi, relativi alla precedente situazione criminale a Miano. Invece con l’assestamento susseguente ad alcune scarcerazioni e soprattutto all’avanzare di giovani imprentati con vecchi ras dei “Capitani” c’è scappato il morto.
La chiave per capire cosa sta succedendo a Miano sta dunque nello scenario malavitoso dopo i colpi giudiziari ai Balzano (“Miano di sotto”) e ai Cifrone (“Miano di sopra”). Secondo gli investigatori ai primi sarebbero subentrati sul territorio i Pecorelli, imparentati con il ras detenuto Oscar “’o malommo”. Al posto dei secondo controllerebbero la parte superiore del quartiere gli Scognamiglio insieme con altri emergenti di malavita. Un quadro quindi chiaro, che ha permesso pure agli investigatori della polizia (Squadra mobile della questura e commissariato Scampia) di incastrare 5 estorsori che pretendevano il pizzo da un bar caffè.
Antonio Avolio incontrò la morte in via Teano a Piscinola, all’incrocio con via comunale Piscinola. Era in sella a un motociclo Honda SH procedendo a velocità di crociera, tant’è vero che aveva mangiato lo spuntino mentre guidava, quando comparvero i sicari, anch’essi su un “due ruote”.
Si affiancarono alla vittima e fecero fuoco 3 volte. Il 30enne fu ferito da 2 colpi d'arma, uno dei quali gli trapassò la guancia sinistra fuoriuscendo dalla nuca mentre l’altro lo centrò al braccio dallo stesso lato. Inutile si rivelò ogni soccorso: l’uomo rimase a terra in strada, dove lo esaminò per un primo accertamento il medico legale. Nel frattempo sono partite le indagini, che ancora continuano, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli e della compagnia Stella. Antonio Avolio a dicembre 2016 insieme a un complice per estorsione e nel 2020 era stato scarcerato dal penitenziario di Tolmezzo (Udine), tornando completamente libero. A giudicare dall’agguato nei suoi confronti non era uscito dal giro malavitoso.
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