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L’omicidio di Antonio Zarra, un segnale al clan Carillo

L’omicidio di Antonio Zarra, un segnale al clan Carillo

Alcuni investigatori ipotizzano che l’agguato non fosse mirato ad uccidere.Il 25enne non era legato a nessun gruppo, ma aveva amicizie pericolose

NAPOLI. Un segnale a uno dei 2 clan in guerra a Pianura, più ai Carillo che ai Calone, ma Antonio Zarra non doveva morire ed è successo per un errore di mira. Ne sono convinti alcuni esperti investigatori anticamorra che stanno acquisendo notizie dal territorio in contemporanea allo sviluppo delle analisi sull’omicidio del 20 agosto scorso i via Jacopo Carrucci. Al 25enne, nonostante in strada non ci fosse nessuno, i sicari non hanno esploso il colpo di grazia e hanno utilizzato un tipo di pistola che spara va raffica. Cosicché è ipotizzabile che l’intenzione fosse di spaventare e intimidire il 25enne per le sue amicizie pericolose e non ucciderlo. Ma l’inesperienza ha tradito il pistolero entrato in azione quella notte. Di sicuro, e più di 10 giorni di indagini lo hanno confermato, Antonio Zarra non era organico a nessun clan. Aveva però amicizie in quegli ambienti e negli ultimi tempi era stato vista in compagnia di pregiudicati legati ai Carillo (eredi dei PesceMarfella) mentre tempo fa le forze dell’ordine lo avevano notato insieme con personaggi dei Calone (successori sul territorio ai Mele-Romano).

Ma a parte i controlli in strada non risulta che il 25enne avesse se incarichi nelle organizzazioni malavitose né trafficasse droga. Ecco perché l’ipotesi di un agguato mirato a uccidere, dopo che in due anni le cosche di Pianura si sono combattute e suon di “stese” e al massimo di ferimenti, appare spropositata. Tanto che non sono emersi indizi in relazione a una particolare attività illecita della vittima. Erano le 3 quando Antonio Zarra, napoletano di via Montagna Spaccata figlio di un ristoratore, è stato intercettato dai killer mentre guidava una Smart in via Jacopo Carrucci, sempre a Pianura. Probabilmente era solo, ma anche su questo gli investigatori non possono avere certezze. Il numero dei bossoli trovati e sequestrati, 10, farebbe pensare a un accanimento contro il bersaglio, centrato da 7 proiettili, di cui però nessuno alla testa. Eppure i killer hanno potuto agire indisturbati da distanza ravvicinata. A dare l’allarme sono stati i sanitari dell’ospedale San Paolo,dove alcuni parenti hanno trasportato al pronto soccorso il giovane, che aveva chiesto aiuto con il telefonino.

Ma nonostante il disperato intervento dei medici le ferite da arma da fuoco erano troppo gravi. Al San Paolo e successivamente sul luogo dell’omicidio sono accorsi i carabinieri della compagnia di Bagnoli, i quali non escludono un collegamento con il ferimento di Francesco Divano a inizio agosto. Non ci sono dubbi che l’omicidio sia accaduto in via Jacopo Carrucci, dove i militari dell’Arma hanno sequestrato 10 bossoli calibro 9x21 e diverse tracce di sangue. Le indagini subito partite mirano innanzitutto a chiarire conprecisione la dinamica dell’agguato e naturalmente a individuare i responsabili. In zona non ci sono telecamere, per cui presumibilmente le investigazioni saranno lunghe e difficili. Il fatto che i bossoli rimasti a terra siano dello stesso calibro fa pensare all’uso di una sola pistola, una “Glock”.

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