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14 Settembre 2021 - 07:00
Preso il 30enne Giorgio Puddu, sarebbe stato lui a trafiggere Gaetano Pesola. Svolta dopo il racconto della vittima: «Disse “dobbiamo prendere le pistole?”»
NAPOLI. “Gli ho detto testualmente: perché ti stavi atteggiando prima, quando stavo con la ragazza? E lui mi ha risposto: amma fa i rider o amma piglià ‘e pistole? A quel punto il mio amico Antonio disse: non c’è bisogno, ce la vediamo con le mani”. Così è cominciata la lite tra Gaetano Pesola, il quale dimesso dall’ospedale a accompagnato dall’avvocato ha ricostruito con precisione la brutta vicenda del 21 marzo scorso. Quella sera fu ferito a coltellate, secondo l’accusa, da Giorgio Puddu, un collega 30enne incensurato, arrestato ieri mattina su ordinanza di custodia cautelare per tentato omicidio e messo ai domiciliari. Alla base ci sarebbe stata una diatriba tra rider sulla competenza territoriale: la vittima è dei Ponti Rossi e l’altro lo aveva invitato con decisione a non prendere consegne a Miano, dove lui risiede. Sono stati i poliziotti della sesta sezione della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio) a eseguire il provvedimento restrittivo emesso dal gip del tribunale partenopeo. La misura cautelare compendia le indagini scaturite dal ferimento do Gaetano Pesola all’esterno del Mc Donald di piazza Madonna dell’Arco, a Miano.
Le investigazioni, partite dall’estrapolazione e dall’analisi delle immagini del sistema di videosorveglianza con le dichiarazioni di testimoni, hanno consentito di ricostruire la genesi della violenta lite (da ricondurre alla contesa delle consegne nella zona di Miano) e il drammatico epilogo culminato nell’accoltellamento. Il giovane infatti giunse in pericolo di vita all’ospedale Cardarelli, colpito da cinque fendenti in organi vitali e sottoposto immediatamente a un delicato intervento chirurgico. Agli atti dell’inchiesta c’è anche il ritrovamento in un cestino dell’arma utilizzata: un coltello a farfalla di 7 centimetri. Parallelamente è stato aperto un altro procedimento penale in cui sono indagati a piede libero per l’aggressione a Porru lo stesso Pesola e 4 suoi amici, anch’essi rider: Antonio Scognamiglio, Francesco Scognamiglio, Maurizio Carbone e Diego Gabriele. Il ferimento concluse il litigio, cominciato prima davanti alla fidanzata di Gaetano Pesola, la quale tornò a casa e ricette la telefonata della sorella del ferito che l’avvertiva di quanto successo. Gli investigatori della Mobile avevano già acquisito consistenti indizi contro Giorgio Puddu, ma le dichiarazioni della vittima hanno fornito un ulteriore importante elemento per far scattare il provvedimento restrittivo (ferma restando la presunzione d’innocenza fino a eventuale condanna definitiva).
Ecco altri passaggi dell’interrogatorio. “Sono andato alla Doganella e ho raccontato ai miei amici cos’era successo e abbiamo deciso di tornare a Miano per chiarire la situazione con questo rider che mi aveva minacciato di non tornare a Miano per prendere le consegne e “apparare”: fargli capire che siamo tutti rider e dobbiamo lavorare a prescidere dalla zona di residenza. Siamo quindi andati con 3 motorini ed eravamo in 6”.
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