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15 Settembre 2021 - 07:00
Fendenti per le consegne: «Ho visto che colpiva Gaetano alle spalle».L’arresto dopo l’incrocio in questura: «È lui il responsabile»
NAPOLI. “Sì, è il ragazzo che ho visto poco prima in quest’ufficio, quando ci siamo incrociati”. Così si è espresso Antonio, uno degli amici di Gaetano Pesola, durante l’interrogatorio in questura a proposito del ferimento del rider dei Ponti Rossi. Il riferimento era a Giorgio Puddu, dall’altro ieri agli arresti domiciliari per tentato omicidio. Contro di lui (con la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva) ci sono le immagini della videosorveglianza del McDonald’s di Miano, alcune intercettazioni telefoniche e la testimonianza negli uffici di via Medina. Ecco alcuni passaggi delle dichiarazioni di Antonio, che come lo stesso Pesola e altri tre amici è indagato a piede libero per l’aggressione ai danni di Giorgio Puddu. Il quale, in quella drammatica sera del 21 marzo scorso, estrasse un coltello e ferì il collega rider dopo un breve litigio verbale. I due non si conoscevano, ma il 30enne di Miano aveva invitato l’altro a non prendersi consegne da fare in una zona diversa dal suo territorio d’origine, San Carlo Arena. Così era nata una prima discussione, cui seguì quella culminata nell’accoltellamento.
“Noi abbiamo parcheggiato gli scooter sui marciapiedi, Gaetano è sceso dallo scooter e si è avvicinato a un solo ragazzo. Hanno iniziato a parlare, ma poco dopo si sono liberati degli zaini e hanno iniziato a picchiarsi tra loro. Nel frattempo siamo intervenuti anche noi per dare manforte al nostro amico. Nella circostanza sono intervenuti altri ragazzi per dare manforte invece a questo ragazzo che ha preso un coltello, infliggendo delle coltellate alla schiena di Gaetano, che non riusciva a scappare”. Ultimi ai fini dell’incriminazione di Giorgio Puddu si è rivelata anche la lettura dei messaggi whatsapp, sia audio che scritti, del ferito mentre era ricoverato. In alcuni di essi Gaetano Pesola mostrava una forte sete di vendetta, al punto da riferire agli amici che avrebbe voluto ammazzare quel “bastardo”. Era la notte del 22 marzo 2021. “Vincenzo, questo mi ha dato sette o otto coltellate in petto e dietro alla schiena. Mi ha fatto mettere il tubo dentro il polmone, vicino al cuore, questa latrina”.
“Adesso stai calmo e riprenditi”, rispose l’amico. “Vincenzo, me la sono vista brutta ieri sera. Sono entrato alle 9 in sala operatoria e sono uscito alle 2 di stanotte (in quel momento erano le 5,29, ndr). Credimi, sto a pezzi, non sai quanti buchi ho. Lo devo uccidere a quello Enzo, te lo giuro sul Volto Santo”. “Ti credo, pensa a te. Poi se ne parla”. Sono stati i poliziotti della sesta sezione della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio) a eseguire il provvedimento restrittivo emesso dal gip del tribunale partenopeo. La misura cautelare compendia le indagini scaturite dal ferimento do Gaetano Pesola all’esterno del Mc Donald di piazza Madonna dell’Arco, a Miano. Le investigazioni, partite dall’estrapolazione e dall’analisi delle immagini del sistema di videosorveglianza con le dichiarazioni di testimoni, hanno consentito di ricostruire il drammatico epilogo. Interrogato dai poliziotti della sesta sezione della Squadra mobile, autori dell’indagine coordinata dalla procura di Napoli, in relazione alle sue frasi Gaetano Pesola ha messo a verbale: “dovete capirmi, stavo nervoso. Inizialmente ho riferito di aver subito una rapina, ma ai Falchi poi ho detto la verità”. Il caso sembra chiuso, anche se è ipotizzabile che la difesa di Giorgio Puddu batterà sulla legittima difesa in seguito all’aggressione in piazzale Madonna dell’Arco.
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